Filiera IG e impatti ambientali
A cura di Arianna Martini (a), Riccardo Napolitano (a), Emanuele Rossetti (b), Domitilla Pulcini (a)
L’allevamento di molluschi bivalvi è una delle principali attività che caratterizzano l’area del Delta del Po. La Cozza di Scardovari DOP è una produzione di grande pregio, che fornisce diversi servizi ecosistemici oltre all’approvvigionamento di cibo dalle ottime qualità nutrizionali. In questo articolo si riportano i risultati di uno studio volto a quantificare le performance ambientali di questa particolare filiera mitilicola. L’approccio utilizzato è quello del Life Cycle Assessment (LCA), una metodologia standardizzata (ISO 14040/14044) per la quantificazione dei potenziali impatti ambientali della produzione di un bene o servizio. Si riportano in particolare i risultati riguardanti la Carbon Footprint, parametro che quantifica le emissioni potenziali di gas climalteranti. I risultati evidenziano che la produzione della Cozza di Scardovari è caratterizzata da una Carbon Footprint bassa, collocando questa filiera tra quelle più virtuose nel settore della produzione di proteine di origine animale.
Obiettivo della ricerca
Quantificare le performance ambientali della filiera mitilicola della Cozza di Scardovari DOP
Focus analisi
L’approccio utilizzato è quello del Life Cycle Assessment (LCA), con particolare attenzione ai risultati riguardanti la Carbon Footprint
Principali risultati
La Cozza di Scardovari DOP è caratterizzata da una Carbon Footprint bassa, collocando la filiera tra le più virtuose nel settore della produzione di proteine di origine animale
Suggerimenti
Presidiare la Cozza di Scardovari DOP che ha dimostrato di avere impatti positivi sulla biodiversità, l’economia locale e l’ambiente, con particolare attenzione alla gestione della conchiglia, il cui mancato smaltimento provocherebbe la perdita dei vantaggi associati al sequestro di carbonio (carbon sink)