Cresce a 50 miliardi l’export alimentare tricolore ma aumentano pure le imitazioni. E la Cina invade l’Africa con i falsi cibi made in Italy.
La Coldiretti ha compilato la classifica dei cibi italiani più contraffatti. Al primo posto la mozzarella, con storpiature come Zottarella, seguita da Parmigiano Reggiano e Grana Padano (imitazioni da Parmesan a Grana Pompeana, da Parmesao a Reggianito e molto altro in tutti i continenti). Poi vengono il Provvolone e il Romano Cheese che imita grossolanamente il Pecorino Romano. Senza dimenticare i salumi frutto della fantasia di taroccatori poco informati sulle tradizioni alimentari made in Italy, con un improbabile Genoa Salami, affiancato dal Salame Napoli. In settima posizione c’è la Mortadella, con storpiature come mortadela e morkadella, indicazioni geografiche del tutto false come siciliana o con carne diversa da quella di suino. E poi i sughi, realizzati con ingredienti e ricette a dir poco stravaganti che richiamano impropriamente l’Italia e indicazioni geografiche false come la “Bolognese sauce”. Ottavo il Prosecco, con storpiature del nome come il Meer-secco, il Kressecco, il Semisecco, il Consecco e il Perisecco.
Di recente è scoppiato lo scandalo del Prosek, un vino liquoroso per il quale il governo croato ha chiesto alla UE il riconoscimento dell’indicazione geografica. Fra i vini si segnalano poi infinite varianti per il Chianti, venduto pure sotto forma di kit per la preparazione casalinga con tanto di polveri e alambicchi.
In cima alla classifica dei Paesi che vantano il maggior numero di tarocchi del made in Italy ci sono senza dubbio gli Stati Uniti, dove opera la potente lobby dei formaggiai del Wisconsin che si riconosce nel Consortium for Common Food Names, organismo che rivendica la possibilità di utilizzare come nomi alimentari generici le nostre indicazioni geografiche. Fra i fondatori del Consortium c’è Errico Auricchio, cugino del nostro Giandomenico, il re indiscusso del Provolone (quello vero).
«Il contributo della produzione agroalimentare made in Italy a denominazione di origine alle esportazioni e alla crescita del Paese potrebbe essere nettamente superiore se dagli accordi internazionali venisse un chiaro stop alla contraffazione alimentare che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all’Italia per alimenti taroccati che non hanno nulla a che fare con il nostro sistema produttivo», afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che «a far esplodere il falso è stata paradossalmente la fame di Italia all’estero con la proliferazione di imitazioni low cost».
Purtroppo i trattati commerciali sottoscritti dalla UE finora, a partire dal Ceta (Canada), consentono la «doppia circolazione» di DOP e doppioni. Si calcola che in tutto il mondo il valore del made in Italy alimentare tarocco arrivi a 100 miliardi di euro. Cifra destinata però a lievitare ulteriormente se si includessero ad esempio i falsi alimenti tricolori fatti in Cina e destinati soprattutto ai consumatori dei Paesi in via di sviluppo, soprattutto in Africa.
Fonte: Libero Quotidiano