La Repubblica
«Un vino naturale è come un film di Cassavetes. Ha dei difetti pieni di nobiltà». Quando si entra nella più spinosa disputa enologico-filosofica degli ultimi anni, che ha spinto già trecento viticoltori italiani a eliminare gli additivi chimici, ci si imbatte in metafore illuminanti. E questa di Jonathan Nossiter, regista del film- cult “Mondovino ” e guru del movimento, porta direttamente al punto. In Italia i vini naturali, piacciano o no, si stanno diffondendo sempre di più. Nonostante il governo abbia vietato perora la dicitura “naturale” sull’etichetta, nonostante l’accusa di essere una furba «operazione di marketing», sono finiti nei listini delle enoteche migliori. Sponsorizzati in tv da alcuni grandi chef. In questa storia di idee che si scontrano, ci sono amicizie che vanno in frantumi. «Non può capire quanti vignaioli mi hanno tolto il saluto quando li ho scoperti a utilizzare pesticidi», racconta Angiolino Maule, presidente di VinNatur, uno dei tre consorzi italiani specializzati e tra i primi, negli anni Novanta, a scegliere la coltivazione biodinamica della vite.