Anche nelle stalle e nei caseifici che producono il Grana Padano DOP, il formaggio DOP più consumato al mondo, si sta affermando una nuova generazione che porta idee, impegno ed innovazione. E l’ente di tutela ha deciso di darle spazio e farla conoscere.
I giovani stanno riscoprendo la terra, dopo che i loro genitori l’avevano (in parte) abbandonata preferendo la vita in città. Lo dicono le rilevazioni dell’Istat e lo conferma l’esperienza pratica del Consorzio Grana Padano DOP che vanta fra i propri consorziati un crescente numero di giovani imprenditori. Per Renato Zaghini, presidente dell’ente di tutela del Grana Padano, questo esercito di ragazze e ragazzi che portano idee, impegno e innovazione, è la miglior garanzia di successo per il futuro del formaggio DOP più consumato al mondo con oltre 5,2 milioni di forme prodotte nel 2021.
Quali dinamiche osservate all’interno del Consorzio sul fronte delle nuove generazioni?
Vediamo giovani e anche giovani donne affiancare i genitori nella gestione delle oltre 3.800 stalle che conferiscono latte alla filiera di Grana Padano. Li troviamo nei consigli d’amministrazione delle cooperative di produzione, dove si lavora oltre il 62% delle forme. E occupano ruoli operativi importanti nelle industrie casearie, in molti casi da generazioni di proprietà di famiglie che contribuiscono al successo del Grana Padano DOP anche all’estero.
Quale apporto possono dare i giovani allo sviluppo di un settore “tradizionale” come quello caseario?
L’aggettivo “tradizionale” non va assolutamente confuso con “vecchio”. La tradizione è un patrimonio che può essere conservato solo valorizzandolo, non lasciandolo invecchiare. Da sempre quindi per il Grana Padano DOP la tradizione va difesa nella sostanza e rinnovata nella comunicazione e nella tutela, sia del prodotto, sia dei valori che rappresenta. I giovani di ieri hanno spinto il Grana Padano DOP a diventare un formaggio che esporta il 44% della produzione. Quelli di oggi hanno davanti a loro la sfida della sostenibilità produttiva, che i loro genitori alla guida delle aziende hanno avviato. Potrei direi che i giovani sono orientati al “crescere bene” piuttosto che al “crescere comunque”.
Possiedono conoscenze tecnologiche che migliorano la produzione e la gestione dell’azienda. Hanno la consapevolezza che un prodotto espressione di un territorio, dalla materia prima alla commercializzazione, è molto di più di un prodotto Made in Italy, semplicemente perché lavorato in Italia. Sono determinati a trovare i linguaggi e gli argomenti per crescere sui mercati a forte tradizione casearia e per aprirne di nuovi, in un mondo globalizzato dove però troppo spesso si affermano subdoli protezionismi.
Quali dinamiche osservate all’interno del Consorzio sul fronte delle nuove generazioni?
Vediamo giovani e anche giovani donne affiancare i genitori nella gestione delle oltre 3.800 stalle che conferiscono latte alla filiera di Grana Padano. Li troviamo nei consigli d’amministrazione delle cooperative di produzione, dove si lavora oltre il 62% delle forme. E occupano ruoli operativi importanti nelle industrie casearie, in molti casi da generazioni di proprietà di famiglie che contribuiscono al successo del Grana Padano Dop anche all’estero.
Quale apporto possono dare i giovani allo sviluppo di un settore “tradizionale” come quello caseario?
L’aggettivo “tradizionale” non va assolutamente confuso con “vecchio”. La tradizione è un patrimonio che può essere conservato solo valorizzandolo, non lasciandolo invecchiare. Da sempre quindi per il Grana Padano DOP la tradizione va difesa nella sostanza e rinnovata nella comunicazione e nella tutela, sia del prodotto, sia dei valori che rappresenta. I giovani di ieri hanno spinto il Grana Padano DOP a diventare un formaggio che esporta il 44% della produzione. Quelli di oggi hanno davanti a loro la sfida della sostenibilità produttiva, che i loro genitori alla guida delle aziende hanno avviato. Potrei direi che i giovani sono orientati al “crescere bene” piuttosto che al “crescere comunque”.
Possiedono conoscenze tecnologiche che migliorano la produzione e la gestione dell’azienda. Hanno la consapevolezza che un prodotto espressione di un territorio, dalla materia prima alla commercializzazione, è molto di più di un prodotto Made in Italy, semplicemente perché lavorato in Italia. Sono determinati a trovare i linguaggi e gli argomenti per crescere sui mercati a forte tradizione casearia e per aprirne di nuovi, in un mondo globalizzato dove però troppo spesso si affermano subdoli protezionismi.
La tradizione padre-figlio continua a rivestire una grande importanza?
Si, ma è cambiata. Per la mia generazione era una sorta di passaggio obbligato per far crescere un’azienda di famiglia avviata e propria. Ed è una generazione che ha assistito a una svolta epocale prima con le quote latte e poi con la loro fine. Va ricordato infatti che nel 2021 l’Italia ha aumentato la produzione di latte, nel resto d’Europa è scesa, ma il numero di allevamenti negli ultimi anni è sceso del 70%. Per la nuova generazione è sempre più spesso una scelta. Hanno studiato anche per fare altro, ma scelgono di rimanere nell’azienda di famiglia per farla crescere, con idee proprie e nuove priorità. Senza dimenticare che in alcuni casi abbiamo chi sceglie altre attività e poi torna nell’azienda di famiglia o ne crea un propria.
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All’interno della filiera, inoltre, tra i produttori, gli allevatori, i casari, i tecnici del Consorzio ci sono tanti giovani che si impegnano ogni giorno con orgoglio a rinnovare la tradizione del Grana Padano DOP. Abbiamo deciso di raccontarli tutti nel progetto “I Giovani della Filiera”, firmato da Havas Milan. Nel video dal taglio documentaristico, parlano questi ragazzi che svolgono lavori non sempre conosciuti, ma che richiedono vocazione e dedizione. Emergono le loro storie e l’amore che li ha condotti a scegliere il proprio mestiere. Alcuni di loro portano avanti l’attività di famiglia da generazioni, altri hanno intrapreso questo cammino per inseguire sogni personali, ma tutti condividono il desiderio di rinnovare ogni giorno una grande tradizione con quasi 1000 anni di storia. I canali di diffusione sono quelli dei giovani e non solo, i social: Instagram, Facebook, Linkedin, Twitter e il canale YouTube del Consorzio Grana Padano.
Fonte: La Repubblica