Intervista al Presidente del Consorzio di tutela del Grana Padano che racconta l’andamento della filiera DOP
“Quasi un millennio di tradizione custodito con cura”, così recita la presentazione del formaggio italiano più conosciuto al mondo, il Grana Padano.
Col tempo Grana Padano si è imposto all’attenzione del mondo, come racconta Renato Zaghini, Presidente del Consorzio.
Presidente Zaghini parliamo del Consorzio che ha funzione di promozione e tutela, indispensabile considerata la prepotente diffusione del fenomeno dell’Italian sounding nel mondo. Quanto costano ai vostri produttori l’attività di contraffazione, l’uso improprio della denominazione e altri illeciti? E come contrastarli?
“Dare una risposta esatta a questa domanda non è semplice. In quanto tale, l’agropirateria sfugge infatti da stime certe ed ufficiali. Mancando la tracciabilità che appartiene al sistema dei prodotti a denominazione geografica, come è la nostra DOP, mancano dati puntuali sulla produzione, sulla diffusione e sulle vendite. Quello che possiamo dire è che, insieme ad altri formaggi DOP italiani, il Grana Padano è tra quelli maggiormente colpiti dalla prolificazione delle copie e che addirittura le imitazioni vendute avrebbero superato quella degli originali come nel caso del ‘reggianito’ argentino diffuso in tutti i continenti. Coldiretti, che svolge una encomiabile attività di elaborazione del fenomeno della contraffazione, stima che nel mondo il valore dell’Italian sounding agroalimentare nel suo complesso sia salito a 120 miliardi di euro. Se pensate che il valore al consumo nel 2023 di Grana Padano ha superato i 3 miliardi di euro, fate un po’ i vostri conti sul potenziale danno che subiscono i nostri caseifici che per altro stanno dimostrando una forte propensione verso l’export, visto che ormai quasi il 50% del Grana Padano finisce sugli scaffali di tutto il mondo con un fatturato al consumo di 1,9 mld di euro, superiore di quello in Italia che pur ha raggiunto nel 2023 1,8 mld di euro.
Il modo migliore di contrastare il fenomeno – oltre quello di denunciare gli illeciti quando vengono scoperti e di sollecitare i governanti a fare in modo che le nostre produzioni siano riconosciute in tutto i paesi dove esistono accordi di scambio – è continuare a fare quello che facciamo da quasi un millennio producendo un’eccellenza con maestria, onestà e passione e con materie prime di prima qualità. Il risultato è evidente, Grana Padano non è soltanto la DOP più consumata al mondo, ma anche la più imitata e per quanto ci riguarda il motivo è perché siamo considerati nella categoria i migliori nel rapporto qualità/prezzo e facciamo un prodotto più buono, più sano e garantito rispetto ai nostri volgari cloni”.
Grana Padano è un prodotto buono e sano, “un concentrato di latte” non a caso scelto da tanti consumatori, anche per via del suo prezzo più contenuto rispetto ad altri prodotti analoghi. Di recente, però, lei ha avuto modo di rilevare che la crescita dei consumi domestici ha rallentato. E’ per via della difficile congiuntura che abbiamo attraversato e da cui non siamo ancora usciti? Come ha inciso sui vostri prezzi?
“Gli ultimi dati di cui disponiamo ci dicono che il fatturato è cresciuto per effetto dell’incremento dei prezzi, ma anche i consumi di Grana Padano sono aumentati nel 2023. In particolare, riscontriamo per il 2023 un incremento complessivo dei volumi di mercato al 3,5% di cui quasi il +6% per le esportazioni rispetto al 2022.
A novembre vedevano una crescita dei consumi in Italia dell’1,6%, con uno share che lo conferma leader nel retail e assoluto e una crescita nell’Ho.Re.Ca di oltre il 14% in volume e del 22% in valore. I consumi all’estero, che fanno invece prevedere un incremento vicino al 6% ulteriore, come ho già detto, sono trainati da una forte spinta del grattugiato. Ci tengo comunque a dire che per il sistema Grana Padano è fondamentale mantenere saldo il rapporto tra produzioni e consumi, secondo la logica del Piano Produttivo, strumento introdotto proprio dal Consorzio circa una ventina di anni fa. Se vogliamo mantenere questo delicato rapporto tra quanto si produce, quanto il mercato consuma e il valore remunerativo alla produzione occorre regolare gli interventi ed evitare di perdere di vista l’equilibrio. Il Piano Produttivo che adottiamo consente di ritrovarlo ed evita che una coperta tirata troppo da una parte rischi di lasciare tutti al freddo”.
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Fonte: Agenfood