Contraffazione: oltre 136mila tonnellate di falso Parmigiano Reggiano DOP bloccate ogni mese sugli scaffali Web solo di eBay e Alibaba, una quantità vicina all’intera produzione annuale certificata. Inoltre ad oggi l’ICQRF ha bloccato più di di 15mila tonnellate di falso Gorgonzola DOP, 9.570.450 litri di falso Prosecco DOP, 3.986.610 di finto Aceto Balsamico di Modena IGP e oltre 25mila tonnellate di Pecorino romano DOP non autentico. Sono alcuni dati diffusi dal Mipaaf che dicono molto su cosa possa fare il mercato quando è alla ricerca del buono oppure di una sua qualsiasi imitazione e quale giro d’affari vi sia attorno a tutto questo.
Quello della qualità, ma anche del suo opposto, è stato il tema attorno al quale si è sviluppatala Giornata nazionale della qualità agroalimentare promossa qualche giorno fa dallo stesso Ministero insieme all’Ismea (vedi qui). E, parlando di qualità, sempre di più pare emergere un nocciolo di questioni concatenate: è importante valorizzare e promuovere all’estero e in Italia le nostre bontà, ma per farlo occorrono risorse finanziarie notevoli e altrettante, forse anche di più, ne occorrono per difendere il nostro patrimonio alimentare dall’ondata di attacchi derivanti dai “falsi”, dalla contraffazione e dalla concorrenza sleale. E con l’aumento dell’uso della rete anche per il commercio alimentare la dimensione del problema sembra crescere esponenzialmente.
Tutto senza contare il resto del mercato del settore, cioè quello che funziona sulla base di criteri più tradizionali. D’altra parte, che il sistema dell’illegalità sia attirato dall’agroalimentare di alta gamma lo si capisce da pochi numeri. L’ultimo Rapporto Ismea-Qualivita che ha indagato sui comparti agroalimentare e vitivinicolo, dice ovviamente che il nostro Paese è in cima alla graduatoria delle bontà, ma soprattutto che, solo riferendosi a quelle certificate, queste valgono 13,4 miliardi, pari al 10% del fatturato totale dell’industria alimentare a cui si aggiungono altri 7 miliardi di euro derivanti dai vini. Ecco perché mettere le mani anche solo su una minima parte di un tesoro di questo genere fa gola a molti.
Fonte: Avvenire