Gli scarti agricoli come risorsa valgono fino a 81 milioni di euro. Il progetto “Spia” sulla valorizzazione dei sottoprodotti.
Ottantuno milioni di euro. È quanto potrebbe generare, in termini di valore economico, la filiera degli scarti agricoli in Basilicata. Oltre ad evidenti benefici ambientali, infatti, è questa la cifra che gli scarti di lavorazione dei comparti olivicolo, vitivinicolo e cerealicolo delle aziende lucane, se trattati con tecnologie avanzate, potrebbero produrre. Una cifra importante che, al momento, invece, si trasforma in una occasione sprecata.
Invertire la rotta, però, non solo è possibile ma oggi potrebbe essere ancora più facile grazie ai risultati del progetto “Spia” dedicato alla valorizzazione dei sottoprodotti dell’industria agroalimentare, che ha visto coinvolte l’Università degli Studi della Basilicata, Agreement, il Crea, il Cnr, la Regione ed alcune aziende locali, focalizzandosi sui sottoprodotti di tre filiere chiave del settore agroalimentare lucano: la cerealicola, olivicola ed infine quella vitivinicola.
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Un ruolo importante hanno avuto anche le aziende coinvolte (Inol Masturzo, Consorzio di tutela Olio DOP del Vulture, Cantine del Notaio e Con.Pro.Bio Lucano) che hanno sperimentato l’utilizzo di tecnologie avanzate come algoritmi predittivi e mappe di prescrizione per ridurre gli scarti direttamente in campo. Insomma, tanti risvolti per un progetto innovativo che rappresenta un punto di partenza importante per ulteriori ricerche.
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Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno