Sono circa 45omila tra italiani e stranieri i lavoratori vittima del caporalato, per una crescita rispetto alla precedente rilevazione stimata tra le 30mila e le 50mila unità. E se fino a qualche anno fa esisteva il caporale, inteso come figura isolata che “gestiva” in maniera tutto sommato rudimentale lo sfruttamento della manodopera in agricoltura nelle sole regioni del Sud, adesso si può parlare di un vero e proprio sistema organizzato, connesso con le attività illecite delle mafie e diffuso un po’ su tutto il territorio nazionale. Un fenomeno ascrivibile a un’economia sommersa che in Italia si aggira tra i 14 e i 17,5 miliardi di euro.
Numeri che emergono dal terzo rapporto “Agromafie e caporalato” a cura dell’Osservatorio Placido Rizzotto di Flai Cgil, ricerca che sarà presentata questa mattina a Roma alla presenza del ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina e del segretario generale di Cgil Susanna Camusso. Lo studio parte dallo sfruttamento della manodopera e allarga il campo a tutte le attività dell’agricoltura su cui le organizzazioni criminali lucrano, dalla logistica alla gestione dei mercati, dall’import-export alla contraffazione.
Fonte: Il Sole 24 Ore