Nessun ristorante, macellaio o supermercato potrà più vendere carne di razza non Piemontese spacciandola per tale: il Vitellone Piemontese della coscia IGP ha ottenuto il riconoscimento europeo come Indicazione geografica protetta, che scoraggerà gli abusi e permetterà di aprire nuovi mercati, secondo il Consorzio di tutela Coalvi. Il presidente, Carlo Gabetti: «La certificazione premia l’impegno degli allevatori, soprattutto i giovani che ora hanno uno strumento in più per programmare il futuro delle loro aziende».
«Si è concluso con successo l’iter burocratico avviato nel 2009 e sostenuto dalla nostra organizzazione – dice Delia Revelli, presidente di Coldiretti Piemonte -. L’IGP certifica finalmente la qualità della carne di razza Piemontese prodotta dai nostri allevatori». Il fatturato annuo del settore è di 500 milioni di euro ma, contando l’intera filiera (compresi macchinari, trasporto, mangimistica, macellazione e sezionamento), si sfiora il miliardo di euro. Bruno Rivarossa, delegato confederale Coldiretti: «E un comparto importantissimo per l’economia piemontese, come dimostrano i numeri: 6mila aziende con 15mila addetti e 300mila capi». Il 60% di questi è allevato nel Cuneese, gli altri tra le province di Torino, Asti, Alessandria, Vercelli e Novara. Tutte stalle di piccola e media dimensione, dalle quali ogni anno ancora 30 mila capi salgono in alpeggio.
Adesso aziende, cooperative e Consorzi dovranno attivare l’etichettura per riportare il logo del «Vitellone Piemontese della coscia IGP», la dicitura «Indicazione geografica protetta» e il simbolo dell’Ue. «Potranno farlo gli allevatori i cui animali sono iscritti all’albero genealogico dell’Anaborapi, Associazione nazionale allevatori bovini razza Piemontese – spiega il direttore Andrea Quaglino -. Le etichette renderanno riconoscibili i tagli in vendita in allevamenti, macellerie e supermercati». Tra maggio e giugno, a Strasburgo uno speciale evento festeggerà la concessione dell’IGP. A organizzarlo sarà l’eurodeputato Alberto Cirio, componente della Commissione agricoltura dell’Europarlamento.
Fonte: La Stampa