Il presidente Mengoli: “La nuova sfida è valorizzare l’autenticità e la tipicità del nostro prodotto per vincere le mode del momento”
L’Indicazione Geografica Protetta, “Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale” è stato il primo marchio di qualità per le carni bovine fresche approvato dalla Comunità Europea per l’Italia. Il nome ha un significato ben preciso e ricco di contenuti: “Vitellone” perché con questo termine nel centro Italia vengono da sempre indicati i bovini da carne di età compresa fra i 12 e i 24 mesi, animali giovani la cui carne resta molto magra con una composizione in acidi grassi favorevole all’alimentazione moderna; “Bianco” perché i bovini di queste razze hanno il mantello bianco che ben risalta sulla cute nero-ardesia che permette loro di tollerare ottimamente le radiazioni solari dei tipici ambienti pascolativi; “dell’Appennino centrale” rappresenta l’Indicazione di Origine, perché questa è la zona dove, tradizionalmente i bovini delle razze Chianina, Marchigiana e Romagnola sono allevati da oltre 1.500 anni, alimentandosi con foraggi e mangimi tipici dell’area. Il Consorzio per la tutela del Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP, nato nel 2003, oggi riunisce oltre 1.900 soci tra allevatori, macellatori e porzionatori. Per approfondire alcuni aspetti delle numerose attività svolte dal Consorzio, abbiamo posto alcune domande al presidente Stefano Mengoli, alla guida del Consorzio da 6 mandati.
Presidente un nome quindi, “Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale”, che ha un significato ben preciso e un forte legame con il territorio. Quali caratteristiche hanno questi bovini?
Prima di tutto va precisato che la certificazione “Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP” è relativa al prodotto carne fresca e non agli animali da cui questa si ottiene. Questo passaggio è molto importante in quanto i requisiti di conformità previsti nel disciplinare di produzione sono applicati non solamente agli animali nella fase di allevamento (razze, alimentazione, sistema di allevamento…), ma anche alle fasi successive alla macellazione (frollatura della carne, colore, odore, caratteristiche chimico fisiche, modalità di vendita e lavorazione …). È vero, però, che uno dei parametri più importanti e caratterizzanti questo prodotto è rappresentato dalle razze bovine Chianina, Marchigiana e Romagnola, tipiche del centro Italia, da sempre allevate nei territori dell’Appennino. Sono animali che fino a circa sessanta anni fa venivano utilizzati nel lavoro dei campi, specializzati poi per la produzione di carne. I nostri allevamenti sono di tipo estensivo, di piccole dimensioni, con basse consistenze di animali e con grande utilizzo dei pascoli (soprattutto di montagna). L’alimentazione è basata su foraggi sia freschi che conservati (fieni) provenienti esclusivamente dall’area tipica di allevamento, oltre all’utilizzo di alimenti concentrati rappresentati per di più da prodotti aziendali (mais, orzo, favino, crusca). Tutto ciò conferisce alla carne sapori tipici e caratteristiche specifiche anche in termini di tenerezza, colore e proprietà nutrizionali, parametri specificati nel disciplinare di produzione.
I bovini delle razze Chianina, Marchigiana e Romagnola sono allevati da oltre 1.500 anni, quale valore ha aggiunto alla commercializzazione delle carni, il marchio comunitario IGP?
Fino alla fine degli anni ’90 queste razze erano considerate in via di estinzione; il numero di capi e di allevamenti si era drasticamente ridotto del 30%, in meno in 10 anni, in quanto le nostre razze non risultavano competitive rispetto ad altre (in particolare le francesi) e al tipo di allevamento intensivo tipico del nord Italia e di altri Paesi europei. Il marchio Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP ha permesso, già dai primi anni dal riconoscimento, un forte rilancio delle razze bovine tipiche Chianina, Marchigiana e Romagnola (grazie anche al fenomeno “mucca pazza”) tantoché oggi spuntano i prezzi più alti del mercato e la domanda di prodotto certificato supera di molto l’effettiva disponibilità di capi.
Operazioni con importanti catene del fast food, come l’accordo di alcuni anni fa con McDonald’s, cosa hanno cambiato nella percezione del vostro prodotto?
Sicuramente l’accordo con McDonald’s ha permesso di far conoscere il prodotto e il marchio a un pubblico più vasto, ma soprattutto più giovane. Già la prima collaborazione del 2013 (protratta per i successivi tre anni), ha favorito la consapevolezza che anche per il prodotto trasformato è importante puntare su una materia prima di qualità certificata. Da allora sono aumentate in modo esponenziale le richieste al Consorzio di autorizzazione all’uso del marchio sui prodotti trasformati quali hamburger, sughi, salumi, prodotti pronti a cuocere… anche perché il mercato della carne sta andando sempre più verso queste tipologie di prodotti.
Come si sta muovendo il Consorzio per promuovere, valorizzare e tutelare la Denominazione Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP?
Risulta oggi di fondamentale importanza riuscire a trasmettere il corretto nome della Denominazione. Purtroppo il nostro prodotto è conosciuto più per le razze che per le caratteristiche proprie dell’IGP. Ovunque si dice e si sente parlare di “Chianina IGP”, “Marchigiana IGP” e “Romagnola IGP” ma è giunto il momento di precisare con forza che queste Denominazioni non esistono e pertanto l’Indicazione Geografica Protetta riconosciuta non fa riferimento alla singola razza ma al “Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP”. Solamente questa Denominazione permette di tutelare, valorizzare e difendere oltre alle razze anche il loro legame con il territorio tipico di origine e di produzione. Solo così possiamo aiutare i produttori e difendere l’intera filiera zootecnica. Fulcro della nostra attività è la partecipazione a fiere di settore, l’organizzazione di eventi su tutto il territorio e il controllo da parte dei nostri agenti vigilatori.
Recentemente abbiamo rinnovato il sito internet che mette a disposizione dell’utente (sia consumatore che operatore del settore) numerosi servizi come la possibilità di verificare in tempo reale la tracciabilità della carne che trova in vendita e la mappa completa delle macellerie e dei ristoranti aderenti al circuito “ristorante amico” che hanno al momento in carico il prodotto. Altra novità del nuovo sito è un link relativo alle segnalazioni, che si apre in home page, grazie al quale compilando un semplice format, è possibile inviare al nostro ufficio di vigilanza eventuali segnalazioni di frodi, utilizzi indebiti del marchio o situazioni poco chiare relative al nostro prodotto grazie alle quali i nostri agenti vigilatori possono svolgere controlli in maniera più mirata ed efficace. Sapere tutto il lavoro che c’è dietro anche a una semplice fettina e conoscere l’impegno costante del Consorzio per garantire il consumatore e difenderlo dai falsi prodotti provenienti da tutto il mondo, è determinante per non farci affascinare dalle tante mode del momento a da false “occasioni” a basso prezzo.
A cura di Geronimo Nerli
Fonte: Consortium 2020/01