Dalla Spagna all’Australia, dal Cile al Sudafrica: i Paesi concorrenti del vino made in Italy avanzano e conquistano nuove fette di mercato, soprattutto negli scenari emergenti. Ad esempio in Cina: nei primi sei mesi del 2016 i produttori italiani hanno visto aumentare gli affari del +12%, e il vino made in Italy prende sempre più campo grazie anche all’iniziativa dello scorso 9 settembre sul colosso dell’e-commerce cinese Alibaba, il 9.9 Wine Festival, con il quale l’Italia è diventata il secondo Paese straniero più rappresentato per numero di etichette dopo la Francia. Eppure, il mercato cinese non ci vede al primo posto fra i paesi fornitori di vino: a Pechino l’Italia è soltanto il quinto esportatore, mentre a livello mondiale per fortuna siamo i primi.
Questioni di concorrenza, che nei nuovi mercati si fa sempre più agguerrita. In Cina, infatti, con una quota pari al 19% del totale il secondo maggior esportatore oggi è la Spagna, un Paese che a livello mondiale non è nemmeno nella top 1o. E secondo esportatore, a pari merito (19%), è l’Australia, che a livello mondiale detiene una quota del 9% dell’export. Gli italiani nel mondo pesano per il 25%, ma in Cina esportano solo il 7%.
La concorrenza spagnola sta decollando in Russia, dove nei primi sei mesi del 2016 i vini iberici sono cresciuti del 33% e hanno superato in milioni di litri quelli venduti dagli italiani. Sempre in Russia avanza anche il vino della vicina Georgia (+5o% in sei mesi), mentre le etichette cilene stanno andando forte in Giappone (+18%: tra gennaio e giugno hanno sorpassato in volumi quelle italiane), nel Regno Unito e in Canada. Negli Stati Uniti, dove restiamo i primi esportatori, guadagnano terreno i vini della Nuova Zelanda e quelli spagnoli. Mentre in Corea del Sud le etichette australiane, negli ultimi sei mesi, sono cresciute di oltre il 20%.
A favorire la vita dei nuovi produttori emergenti, in un certo senso, è anche il progressivo affermarsi nel panorama fieristico di Prowein, il salone del vino lanciato dalla città tedesca di Dusseldorf: «È cresciuto molto – ammette Stevie Kim, managing director di VinitalyInternational – a scapito soprattutto dei rivali francesi di Vinexpo ma anche, devo ammetterlo, in parte di Vinitaly». La forza dei tedeschi? Naturalmente non sta nei produttori di casa, «ma nell’incredibile efficienza – spiega Kim – nella capacità di mettere in contatto produttori e buyer». Anche sui mercati emergenti. Ancora una volta, in fatto di internazionalizzazione, l’organizzazione teutonica mostra la sua marcia in più».
Fonte: Il Sole 24 Ore