Vino: le conseguenze di un mancato accordo sulla Brexit. Negoziati ancora in corso per trovare un accordo, il mercato britannico è il secondo buyer al mondo.
«C’è ancora speranza per scongiurare il no-deal, perché i nostri negoziatori stanno lavorano ogni ora per trovare un accordo che sarebbe nell`interesse di entrambe le parti. Allo stesso tempo dobbiamo ammettere che sarà molto difficile». Lo ha detto nel corso di un webinar di Unione italiana vini (Uiv), l’Ambasciatore britannico a Roma, Jill Morris.
Al focus dedicato agli scenari post-Brexit nel settore vino, anche un’analisi dell’Osservatorio Uiv sul mercato del secondo buyer al mondo con 4,4 miliardi di dollari di acquisti dall’estero lo scorso anno. Secondo l`associazione vinicola che rappresenta l’85% del fatturato export del settore, si rischia un`impasse senza precedenti su un mercato strategico che però diventa vitale per alcune importanti denominazioni.
È il caso di Prosecco e Pinot grigio, in gran parte prodotti in Veneto, che assieme agli altri spumanti italiani oltre alle DOP piemontesi e siciliane rappresentano il 60% (e l’equivalente di quasi 500 milioni di euro) delle esportazioni di vini italiani in Uk.
In parziale soccorso a uno scenario commerciale fortemente condizionato dall’incertezza, Uiv ha confermato alcune «misure cuscinetto» del governo britannico per evitare il salto nel buio, in particolare rispetto a etichettatura (nessun cambio fino a ottobre 2022), nuove certificazioni (VI-1 sospeso fino a giugno 2021), la piena protezione delle Indicazioni Geografiche già riconosciute in UE e le regole sul biologico (mutuo riconoscimento per tutto il 2021).
Spaventa, invece, la possibile applicazione dei dazi al primo gennaio: «È paradossale – ha sostenuto il Segretario Generale UIV, Paolo Castelletti – pensare a uno scenario in cui le imprese esportano a dazio zero verso il Giappone e a 32 euro a ettolitro sui vini spumanti a una dogana posta al di là della Manica».
Fonte: QN – Economia e Lavoro