L’Istat riporta in questi giorni, infatti, un nuovo record per le etichette italiane vendute nel mondo, che arrivano a superare i 6,2 miliardi di euro di fatturato, con un aumento di 200 milioni in 12 mesi; vi è poi un’elaborazione sui dati dell’ Osservatorio Qualivita Wine che dettaglia l’aumento di valore nei differenti paesi +4% per Stati Uniti e Germania, +10,1% per la Francia (!) e +7,5% per la Svezia.
Giappone pressoché invariato, flessione per Cina e Russia (-2,4%), dove continuiamo a essere deboli, e aumenti significativi in mercati relativamente inediti come Polonia, Australia e Corea del Sud. Va detto che il 61% dell’export del vino italiano per valore è destinato in Europa (+3,2%), il 31% in America (+3,3%), il 7% in Asia (+2,4%). Aumenta insomma il valore e diminuisce la quantità esportata. Per quanto la notizia possa sembrare contrastante si tratta invece di un’ottima notizia, poiché ripaga, o almeno inizia a ripagare, le strategie ormai messe in atto da tempo (tanto) e i grandi e mirati investimenti, OCM in primis, che si sono fatti in questi anni, nella nostra disperata rincorsa dei cugini francesi, verso una percezione di valore all’estero che sia più aderente all’alta qualità dei vini italiani.
Fonte:Il Nazionale