«Il diavolo si nasconde nei dettagli». E’ quello che pensano in questi giorni molte aziende vitivinicole che attendono dal Ministero delle Politiche agricole la definizione degli aspetti operativi che guideranno gli investimenti sulla promozione del vino nei mercati esteri. Il ministero, ha già varato nelle scorse settimane un decreto che riscrive le regole fissate nel 2010 per gestire il budget di circa 102 milioni l’anno (fino al 2020) per cofinanziare al 5o% i progetti.
Una misura che in media attiva investimenti per circa 200 milioni l’anno. Il decreto, nell’ ottica di migliorare l’efficienza della spesa (secondo l’Uiv nell’ultimo triennio sono rimasti inutilizzati circa cento milioni) ha introdotto importanti novità come l’abbassamento della soglia minima dell’investimento (da 1oo mila a 5o mila euro) che allargherà la platea dei beneficiari. O come il tetto minimo di attuazione del progetto dell’85%. In passato chi non spendeva le risorse non subiva penalizzazioni, d’ora in poi questa soglia farà scattare una sorta di “daspo” sulla promozione del vino. Ovvero chi utilizzerà meno dell’85% di quanto assegnato non potrà accedere agli incentivi per unbiennio. «La misura sarà di grande aiuto spiegano in Confagricoltura – per spingere le imprese a formulare progetti che siano davvero in grado di realizzare e non promuovere iniziative faraoniche che poi si rivelano fuori portata».
Fonte: Il Sole 24 Ore