Non cala la tensione sulla spesa dei fondi UE per la promozione del vino italiano all’estero. Dopo i 13 ricorsi al Tar sulla prima graduatoria nazionale e i tentativi del Ministero delle Politiche agricole di superare l’empasse, i 102 milioni restano bloccati. A settembre, in seguito alle prime contestazioni delle cantine escluse, il Mipaaf aveva rivisto la graduatoria degli assegnatari e a fine 2016 aveva inoltre lanciato un nuovo bando nel quale recuperare gli esclusi. Ma nonostante tutto ciò la matassa resta intricata. Oggetto dei ricorsi di ottobre era stata la definizione di «nuovo beneficiario» al quale garantire una priorità nell’accesso ai fondi, priorità che non sarebbe stata rispettata nella prima graduatoria predisposta dal Mipaaf. Da qui i ricorsi e la revisione della graduatoria in attesa del pronunciamento di merito del Tar atteso per il prossimo 21 marzo.
Tuttavia, le aziende che hanno ricevuto i fondi non avviano gli investimenti per timore di una nuova decisione dei magistrati amministrativi che possa rimettere in discussione i finanziamenti. E sono bloccati anche i bandi delle regioni (che gestiscono i 2/3 del ricco budget annuale) che chiedono delucidazioni sulle misure da intraprendere e le priorità da assegnare per non rischiare nuovi contenziosi. «E un quadro sconsolante spiega il responsabile vitivinicolo della Cia, Domenico Mastrogiovanni -. Tutto è fermo mentre i nostri competitor di Francia e Spagna vanno avanti. E questo rischia di lasciare il segno nelle nostre quote di mercato all’estero».
«Il Ministero non ha alcun problema a incontrare le Regioni – spiega il capo dipartimento Mipaaf, Luca Bianchi – abbiamo appena convocato una riunione per il 23 gennaio. Il principio da seguire per evitare di finanziare progetti che non ne abbiano diritto ed eliminare rischi di duplicazione dei finanziamenti è quello della partita Iva. Una singola partita Iva non può concorrere due volte agli stessi contributi né se è stata già finanziata in passato può risultare tra i nuovi beneficiari. Le Regioni godono di autonomia, la utilizzino. Il ministero non si può sostituire nella redazione dei bandi. Sui progetti multiregionali la priorità è spendere le risorse. Negli anni scorsi il budget gestito sul territorio non è stato utilizzato al 100%,questo è il principale obiettivo del Ministero e dovrebbe esserlo anche delle Regioni».
Fonte: Il Sole 24 Ore