L’intervista a Matteo Ascheri, Presidente Consorzio del Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani
“Non c’è nessun allargamento della produzione. Chi lo teme non ha letto le nostre proposte”. Smentisce le letture allarmistiche e difende a spada tratta il proprio operato il presidente del Consorzio del Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani, Matteo Ascheri.
“La libertà di imbottigliamento – spiega – risale a quando sono nate le nostre denominazioni, al 1963. All’epoca era più importante richiedere la vinificazione in zona che non l’imbottigliamento. Poi le cose sono cambiate”.
In quale direzione?
Negli Stati Uniti vige per le importazioni il Tree Tears System. Sistema a tre livelli con importatore, distributore e dettagliante. Con la possibilità a seconda dei diversi Stati di una tassazione differenziata.
In questo modo chi esporta il Barolo imbottigliato rischia di avere un maggior aggravio fiscale rispetto a chi esporta il vino sfuso che viene imbottigliato lì. In questo secondo caso, si saltano dei passaggi e si creano, a causa dell’imbottigliamento, condizioni competitive differenti tra produttori della stessa zona. Dobbiamo evitare che accada.
Quindi è una misura legata agli USA?
Gli USAa sono il nostro primo mercato estero. Per il resto, dai nostri dati emerge che viene attualmente imbottigliato fuori zona meno del 2% del nostro prodotto.
Quindi non è un’esigenza legata alla necessità di fornire maggiori garanzie?
Certo c’è anche questo aspetto. Secondo le nostre regole dovrebbe essere imbottigliato all’estero solo vino Docg certificato. Ma non sempre avviene e raramente riusciamo a intervenire. Dobbiamo ridurre queste zone d’ombra.
Saranno garantiti i diritti degli imbottigliatori storici fuori zona?
È previsto che saranno autorizzati in deroga tutti coloro che avranno imbottigliato Barolo e Barbaresco fuori zona per almeno due anni, anche non consecutivi, all`interno di un arco temporale dei cinque anni precedenti l’approvazione della misura a Bruxelles.
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Fonte: Il Sole 24 Ore