Per Bruxelles la richiesta del Prosek è «conforme ai requisiti di ammissibilità». Dalla pubblicazione sulla Gazzetta europea 6o giorni per il ricorso
Schiaffo di Bruxelles al vino made in Italy: la Commissione europea ha detto il primo sì al Prosek croato. Rispondendo a un`interrogazione dell’Europarlamento, ieri il Commissario Ue all’Agricoltura, Janusz Wojciechowski, ha messo nero su bianco che la richiesta di Zagabria di ottenere il riconoscimento della denominazione del vino Prosek è «conforme ai requisiti di ammissibilità e validità», e che la Commissione procederà alla pubblicazione di tale richiesta nella Gazzetta Ufficiale Ue.
Ora l’Italia ha 6o giorni di tempo per presentare ricorsi e obiezioni. Ma se la Commissione arrivasse a un ok definitivo al Prosek croato, sarebbe un bello smacco per il Prosecco italiano, da tempo campione di incassi soprattutto sui mercati esteri, Gran Bretagna e Usa in prima fila. Le tre denominazioni d’origine del Prosecco producono ogni anno più di 600 milioni di bottiglie.
Da solo il Consorzio della DOP, di gran lunga il più grande di tutti con oltre 500 milioni di bottiglie all’anno, ha un giro d’affari di 2,4 miliardi, il 78% dei quali incassati all’estero. E l’export di Prosecco, nonostante la pandemia, nei primi sei mesi del 2021 è cresciuto del 35%. Gli Stati Uniti sono diventati il primo acquirente di bottiglie di Prosecco con un aumento del 48%, in Germania le vendite sono cresciute del 37% mentre del 32% sono aumentate in Francia, il paese dello Champagne. L’incremento maggiore delle vendite si è verificato però in Russia, dove gli acquisti sono più che raddoppiati (+115%). Oltre a colpire una delle produzioni vinicole più vitali del made in Italy, un eventuale via libera della Ue al Prosek croato «finirebbe col contraddire in maniera clamorosa – scrive la Coldiretti – anche la recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che proprio la settimana scorsa ha dichiarato illegittimi proprio i nomi che evocano in modo strumentale ed ingannevole prodotti a denominazione di origine riconosciuti e tutelati dall`Unione».
Da una parte, dunque, l’Europa sanziona la catena catalana di tapas bar Champanillo perché evoca il noto vino francese non solo nel nome, ma anche nella grafica dell’insegna. Dall’altra, invece, apre le porte alle bottiglie di vino croato, che nel nome richiamano le bollicine venete. «È necessario fare presto per fermare una decisione scandalosa che colpisce il vino italiano più venduto nel mondo – ha detto il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini – si tratta di un precedente pericoloso, che rischia anche di indebolire la stessa Ue nei negoziati per gli accordi di scambio dove occorre tutelare la denominazione Prosecco dai falsi, come in Argentina e Australia».
La questione è spinosa. Il Prosek non nasce come tentativo di imitare l’Italia, bensì si tratta di un vino tradizionale croato dalla boccata dolce e senza bollicine. Una sorta di passito da bere a fine pasto. La stessa Croazia non ne richiede la registrazione come DOP – alla pari del nostro Prosecco – ma come STG, cioè Specialità tradizionale garantita. Una denominazione ben diversa: è per questo che la Commissione può dire che la sola omonimia non basta, per respingere la richiesta di Zagabria. «I vini sono diversi – spiega Paolo De Castro, coordinatore del gruppo S&D alla commissione Agricoltura dell`Europarlamento e tra i firmatari dell`interrogazione – c’è però il rischio che si ingeneri confusione tra i consumatori, soprattutto quelli extra-europei. Del resto, nel disciplinare della denominazione che abbiamo protetto in Italia è prevista anche una versione ferma del Prosecco. È proprio su questo rischio di confusione che punteremo, per sollevare le nostre obiezioni alla Commissione».
Anche il Consorzio di tutela del Prosecco DOP non ci sta e minaccia battaglia: «Dalle dichiarazioni fatte dal commissario all`Agricoltura Wojciechowski ci era ben chiara la direzione che avrebbe preso l’Esecutivo Ue – ha detto il presidente del Consorzio Tutela Prosecco DOC, Stefano Zanette – ma la faccenda non è affatto conclusa: da quando l’istanza giunta dal Prosek verrà pubblicata sulla Gazzetta ufficiale europea avremo 6o giorni per presentare le nostre osservazioni. E non saremo soli: presenteremo le osservazioni insieme ad altre forze che si stanno unendo a noi, consapevoli della gravità che tale eventuale approvazione da parte della Ue creerebbe. Si tratterebbe di un precedente pericoloso, le cui derive sono facilmente intuibili».
Fonte: Il Sole 24 Ore