Finito sotto la lente sotto la lente degli inquirenti l’Oltrepò Pavese Metodo Classico DOP, il vino a denominazione più importante in termini di valore che i disciplinari consentono di produrre.
L’inchiesta giudiziaria che ha travolto la cantina Terre d’Oltrepò sta provocando un terremoto. Con la rivolta dei molti produttori che faticosamente stanno costruendo un‘immagine all’altezza delle grandi eccellenze vinicole che il territorio ha dimostrato di saper produrre. «L’Oltrepò non può permettersi questo ennesimo scandalo». Pierangelo Boatti, titolare della cantina Monsupello e produttore di vini leggendari, commenta con grande preoccupazione le notizie di cronaca relative alla presunta adulterazione sfociata nel maxi blitz di martedì nelle sedi di Terre d’Oltrepò.
«Sui risvolti giudiziari della vicenda non mi esprimo», spiega, «ma quanto è accaduto costituisce un pesante danno d’immagine per l’intera zona di produzione. Scandali senza soluzione di continuità non possono che svili re il valore dei nostri vini, imbottigliati e sfusi, oltre all’immagine di un territorio che ne esce a pezzi». L‘indagine condotta dalla procura di Pavia è partita da un esposto presentato dalla catena Eurospin per la presunta adulterazione di una partita di spumante metodo classico DOP, uno dei fiori all’occhiello dell’Oltrepò enoico. I Carabinieri hanno perquisito le sedi della cantina cooperativa a Casteggio, Broni e Santa Maria della Versa, dove hanno prelevato campioni di tutti i vini presenti per escludere la presenza della glicerina, rinvenuta nel lotto bloccato da Eurospin. Fra l’altro per la cantina sociale finita nell’occhio del ciclone è il secondo scandalo nel giro di pochi anni, dopo quello del 2015 con il riesling venduto come pinot grigio.
Fonte: Libero