Scoprire i vini vulcanici, frutto di una viticoltura estrema che rappresenta una nicchia dal grande potenziale per l’Italia. E’ il tema a cui il patron di Merano WineFestival e WineHunter, Helmuth Köcher, ha voluto dedicare la “Caccia del Mese” per approfondire i temi meno noti nel mondo della viticoltura. In Italia esistono varie aree di tipo vulcanico dove nel tempo le eruzioni hanno creato un substrato terrestre particolarmente adatto alle coltivazioni, in particolare la viticoltura. Da questi suoli ricchi di fosforo, magnesio e potassio derivano vini perlopiù bianchi caratterizzati da grande mineralità, acidità e da una complessità e sapidità difficilmente raggiungibili altrove.
«I terreni vulcanici – spiega l’enologo Silvio Foti tra i maggiori esperti dell’Etna – hanno una capacità che dal punto di vista chimico viene chiamata potere tampone, che con l’acidità porta ad una dolcezza che si traduce in uno stimolo profondo e lungo per le papille gustative».
Il Consorzio di Tutela dei Vini Etna Doc rappresenta il 92% delle aziende presenti sul territorio del vulcano. I soci sono 116, e salgono a 250 se si calcolano anche tutte le aziende solo produttrici di uva. Nel 2017 la rivendicazione di uva atta a produrre la Doc Etna è stata pari a 902 ettari di superficie per un potenziale di circa 5 milioni di bottiglie.
Fonte: La Sicilia