La ricchezza e la varietà delle denominazioni enoiche d’Italia è, insieme alla sterminata quantità di vitigni autoctoni, uno dei principali punti di forza del nostro Paese: ma quando si parla di mercati non si può dare niente per scontato, e a confermarlo arriva un’analisi sul tema di International Wine and Spirits Research. Le esportazioni di vini a denominazione dall’Ue nel 2016 sono calate in volume del -0,8% (126,2 milioni di casse da nove litri) ma aumentate in valore del +0,3% (a 6,99 miliardi di euro): Bordeaux (25,8%) e Rioja (19,2%) fanno la parte del leone, ma l’Italia può vantare un rispettabile 24,5% nella top 10, grazie a Toscana (10,9%), Veneto (8,4%) e Trentino Alto Adige (5,2%). Trentino che è stata la Regione top performer (+32% in volume sul 2015, a 6,07 milioni di casse), mentre Veneto, Bordeaux e Toscana hanno registrato le prestazioni peggiori: i vini a denominazione veneti hanno lasciato sul campo il 3% in volume, quasi il 6% dal 2011 (a 10,32 milioni di casse), e quelle toscane l’1,2% e il 3,5%, rispettivamente, a 10,64 milioni di casse.
Panorama frutto di mercati che cambiano: per quanto riguarda i vini a denominazione il Regno Unito continua a contrarsi (-1,2% l’anno, in media, per ognuno degli scorsi cinque), mentre gli States sono cresciuti del +7,2% in volume (19,16 milioni di casse) e del +4,8% in valore, raddoppiando le spedizioni dal Trentino Alto Adige e facendo volare le esportazioni italiane oltre quota 25 milioni di casse (il 30% delle quali da Toscana e Trentino). In Cina, invece, permane lo strapotere bordolese: nonostante la volatilità del mercato possa dissuadere da avventurismi, conclude Iwsr, non si può ignorare un mercato nel quale i vini a denominazione delle uniche due Regioni italiane nella top 10, Toscana e Veneto, non arrivano, messi insieme, al 4% del mercato, contro una Bordeaux al 59,4%. Bene quindi la leadership italiana in Usa, un mercato solido e affidabile, ma appare necessario recuperare il gap competitivo con i concorrenti in Cina, particolarmente per vini, come quelli a denominazione, che possono vantare un legame chiaro, immediato e tangibile con il proprio territorio.
Fonte: WineNews.it