Tutela della qualità, rafforzamento dell’immagine e promozione digitale le priorità del Consorzio Tutela Vini Etna DOC.
Nato nel 1994, il Consorzio di tutela Vini Etna DOC valorizza il lavoro di circa 380 viticoltori, tra i quali 145 produttori di vino, che operano alle pendici del vulcano attivo più alto d’Europa. La Denominazione di Origine Controllata Etna è nata nel 1968 ed è la più antica della Sicilia. Oggi, più di 1.100 ettari di superficie vitata vengono rivendicati all’interno della Denominazione e si producono circa 4 milioni di bottiglie l’anno. I vitigni sono il Nerello Mascalese, il Nerello Cappuccio e il Carricante. La tipologia più rappresentativa dal punto di vista quantitativo è l’Etna Rosso DOP, seguito dall’Etna Bianco DOP, l’Etna Rosato DOP e infine l’Etna Spumante DOP. Consortium ha intervistato il direttore Maurizio Lunetta.
Direttore, il territorio etneo viene spesso definito “un’isola nell’isola” grazie alla presenza del vulcano e di una viticoltura differente rispetto al resto della regione. Quali sono le principali peculiarità di questo territorio?
L’area della nostra Denominazione si estende a forma di semicerchio avvolgendo il vulcano da Nord a Sud-Ovest in senso orario su quattro versanti, ciascuno con delle proprie contrade, 133 in totale, incluse all’interno del disciplinare di produzione. Si tratta quindi di un territorio caratterizzato da una grande variabilità in termini di esposizione, altitudine, piovosità, ventilazione, escursione termica e tipologia di suolo vulcanico. Ecco perché, da contrada a contrada, le peculiarità dei vigneti possono differenziarsi in modo importante tra loro e di conseguenza i vini che si ricavano, anche a parità di varietà, possono avere tratti molto differenti. A questo bisogna aggiungere la presenza di vitigni autoctoni dai tratti distintivi, oltre a quella di alcuni dei vigneti più vecchi allevati in Italia, addirittura più che centenari e ancora a piede franco. Infine il sistema di allevamento: ovviamente non mancano impianti moderni a cordone speronato o a Guyot, ma la forma più usata, nonché la più tradizionale, rimane tuttora l’alberello, che arreda “a Muntagna” sulle terrazze di pietra lavica. Insomma, il contesto etneo è davvero “un’isola nell’isola” che ha un fascino unico all’interno della viticoltura non solo siciliana, ma di tutto il nostro Paese.
Il 2020, con l’arrivo della pandemia, è stato un anno difficile per tutta la viticoltura italiana. Come è stato affrontato dai produttori dell’Etna DOP?
La nostra è una piccola Denominazione che punta tutto sulla qualità dei suoi vini e in questo momento di difficoltà abbiamo fatto ancor più sistema elaborando strategie che hanno avuto come unico obiettivo la valorizzazione del nostro territorio. Si inseriscono all’interno di questo contesto, quindi, alcune misure prese nel 2020 dal Consorzio, come la riduzione, esclusivamente per la scorsa vendemmia, della resa della tipologia Etna DOP Rosso e Rosso Riserva dai classici 90 quintali ad ettaro previsti dal disciplinare ai 70, eliminando la possibilità di eventuali superamenti entro il 20% della produzione. Inoltre, abbiamo temporaneamente sospeso le iscrizioni di nuove superfici di vigneti a Etna DOP (nuovi impianti o reinnesti) per un periodo di tre anni a partire dal 1 agosto 2021 e fino al 31 luglio 2024.
In che modo avete deciso di promuovere i vini della vostra Denominazione, considerando che in questo momento molte manifestazioni sono state sospese o annullate?
Nonostante i momenti di promozione dedicati al mondo del vino, a partire da Vinitaly e Prowein, siano stati per il secondo anno consecutivo cancellati e, in generale, sia tuttora molto difficile organizzare iniziative in presenza anche sul nostro territorio, abbiamo mantenuto vivo il rapporto con gli operatori del settore e gli appassionati attraverso una serie di operazioni che hanno avuto come obiettivo il rafforzamento della nostra comunicazione. Abbiamo rivisitato il nostro logo – una C rovesciata che richiama l’area di produzione della Denominazione e rappresenta visivamente la posizione dei quattro versanti – e il nostro sito web, abbiamo rafforzato la nostra presenza sui principali social network grazie alla creazione di contenuti video che ci consentono di far conoscere più da vicino il nostro meraviglioso territorio. Inoltre abbiamo proposto, e continuiamo a farlo anche ora, innovative degustazioni digitali riservate alla stampa, che rappresentano un’occasione di confronto importante per raccontare insieme la forte identità e l’ampio ventaglio di sfumature che caratterizzano i vini Etna DOP, attraverso un viaggio tra contrade sui quattro diversi versanti dell’Etna.
A proposito di annata, come è andata l’ultima vendemmia 2020?
Come dicevo poco sopra, l’eterogeneità del territorio etneo è un tratto decisivo anche nei vini e ciò rende difficile uniformare poi i giudizi relativi alla vendemmia. Nonostante questo, possiamo certamente dire di essere soddisfatti: ci aspettiamo vini caratterizzati da grande equilibrio ed eleganza, aspetti che spesso identificano i prodotti di questo territorio, ma che stavolta crediamo emergeranno con ancor più forza ed energia. Non abbiamo registrato danni da grandine o gelate e abbiamo riscontrato un po’ su tutti i versanti una maturazione regolare delle uve, lievemente tardiva per quelle a bacca bianca, più classica per quelle a bacca nera. Le aspettative sono sicuramente alte.
A cura della redazione
Fonte: Consortium 2021_02