Dopo il via libera alla riforma, che permette la produzione anche in Italia, associazioni e Cantine scommettono sulla crescita dei vini dealcolati
Poco consumati, ma da tempo molto chiacchierati, i vini dealcolati potrebbero presto togliersi l’etichetta di bevande di nicchia. Associazioni di rappresentanza del vino e un numero crescente di produttori vedono nei NoLo – neologismo che abbraccia no alcol e low alcol – prodotti in grado di aprire nuovi mercati, che non incrocino calici con quelli tradizionali, e li riconoscono come potenziali antidoti alle drastiche misure per curare gli effetti della crisi di consumi (leggasi, ad esempio, l’espianto dei vigneti), dopo il sì alla discussa riforma in materia.
Le regole della dealcolazione
Rimasto incastrato a lungo tra posizioni tradizionaliste e innovatrici, il nuovo decreto sui vini dealcolati – oltre ad abbandonare ufficialmente il cacofonico “dealcolizzati” – ha infatti spalancato le porte anche per l’Italia alla loro produzione. E rappresenta, de facto, un passo destinato a produrre interessanti evoluzioni. Partendo da un affinamento dei processi di dealcolazione per migliorare la qualità organolettica messa in bottiglia, oggi forse la pecca più grossa di cui soffrono questi prodotti.
Con il via libera definitivo del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida dello scorso 18 dicembre, l’Italia si è allineata (pur in ritardo di tre anni) alla normativa europea (contenuta nel regolamento Ue n. 2021/2117). Alla dicitura “vino” e in etichetta andrà aggiunta la specifica “dealcolato” se dalla riduzione risulti un tasso alcolico inferiore a 0,5%, o “parzialmente dealcolato” se dotato di “un titolo alcolometrico effettivo minimo della categoria che precede la dealcolazione (cioè 8,5% vol. ndr)”.
Cosa si può fare e cosa no
“È possibile”, recita il testo del decreto, “ridurre parzialmente o totalmente il tenore alcolico dei vini, dei vini spumanti, dei vini spumanti di qualità, dei vini spumanti di qualità di tipo aromatico, dei vini spumanti gassificati, dei vini frizzanti e dei vini frizzanti gassificati”. Restano dunque esclusi dall’opzione tutti i vini DOP e IGP.
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Fonte: Civiltà del bere