Sono 195 le viti piantate nello spazio dell’Orto Botanico di Palermo destinato alla “Vigna del Gallo”.
È un nuovo passo in avanti per il progetto dell’Università di Palermo e del Consorzio di tutela vini Doc Sicilia, che con la “Vigna del Gallo” punta a ricreare un vigneto nel meraviglioso spazio naturale dell’Orto Botanico.
Le 195 viti portainnesto sono state piantate dai tecnici dell’Orto Botanico seguendo uno schema che riproduce i filari dei vigneti. A luglio saranno innestate con vitigni autoctoni siciliani che produrranno nei prossimi anni uva e consentiranno anche una micro vinificazione.
La rinascita della “Vigna del Gallo”, in uno spazio così prestigioso, si inserisce nelle attività che il Consorzio di tutela vini Doc Sicilia ha programmato per far conoscere la biodiversità dell’isola e valorizzare le varietà autoctone della Doc Sicilia.
Il progetto della “Vigna del Gallo” è coordinato dal professor Paolo Inglese, direttore del Centro Servizi Sistema Museale dell’Università di Palermo, che ha sottoscritto un accordo di collaborazione scientifica con il Consorzio di tutela vini Doc Sicilia. Le fasi esecutive sono seguite dal direttore dell’Orto Botanico, il professor Rosario Schicchi, e dal curatore, dottor Manlio Speciale.
«Far rinascere la “Vigna del Gallo” e coltivare le varietà diverse di viti siciliane nell’Orto botanico di Palermo, istituzione tra le più prestigiose in Italia, è una grande testimonianza dell’importanza che attribuiamo alla conservazione della biodiversità nella nostra Isola», commenta Antonio Rallo, presidente del Consorzio di tutela vini Doc Sicilia.
«Piantare in questo spazio naturale unico le specie reliquie siciliane, quindi le cultivar indigene riscoperte, ha il significato forte di legare la vite, che è stata ed è la parte principe della nostra agricoltura, ad un posto storico della nostra terra – aggiunge Laurent Bernard de la Gatinais, componente del Cda del Consorzio vini Doc Sicilia –. I visitatori dell’Orto Botanico avranno l’opportunità di soffermarsi sulla bellezza del luogo e di vedere cosa siamo riusciti a fare con un pezzi di storia della Sicilia».