Export agroalimentare a 50 miliardi di euro prima del 2020, questo l’auspicio ma anche l’obiettivo che il ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Maurizio Martina ha rilanciato a Sol&Agrifood – la Rassegna dell’Agroalimentare di Qualità che si svolge in contemporanea con Vinitaly ed Enolitech fino al 13 aprile – avvicinando il termine, lanciato tre anni fa sempre a Verona. “Perché – ha detto il ministro – le condizioni ci sono, con il vino e l’olio uniti e trainanti sui mercati, come dimostrano i risultati del 2015, con il record di 36,8 miliardi di euro esportati nonostante le difficoltà, affrontate come ad esempio il blocco dell’export in Russia”.
“Il made in Italy agroalimentare è un’eccellenza unica al mondo che rende unico il nostro Paese. Un modello produttivo – ha detto il presidente di Veronafiere Maurizio Danese – che trova in Sol&Agrifood la sua fiera di riferimento, dove la cultura del prodotto è parte integrante del contatto commerciale con i buyer in arrivo da tutto il mondo”. Proprio l’agropirateria è stato il focus del convegno inaugurale della Rassegna Internazionale, che con il titolo “Agropirateria: quando l’Italia sa difendersi?” ha fatto il punto sui rischi ma anche le opportunità dei mercati internazionali, come dimostrato dalle due case history vincenti del Consorzio dell’Aceto Balsamico di Modena Igp e del Parmigiano Reggiano Dop.
Il problema dell’agropirateria e della poca trasparenza nei confronti dei consumatori è un problema anche all’interno dei confini nazionali, tanto che il Ministero della giustizia ha istituito l’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare, presieduta dal magistrato Giancarlo Caselli, con l’intento di valutare un aggiornamento del codice penale. “Il nostro sistema di controlli – ha detto Caselli durante il convegno – è un modello all’estero, ma da solo non basta. Serve una normativa adeguata che ancora non c’è. Manca il deterrente che cambi, per chi vuole infrange le regole, il rapporto rischio/guadagno”.
“Nel caso dell’olio extravergine di oliva – ha affermato Mauro Rosati, direttore della Fondazione Qualivita – c’è una contiguità con il vino. Dopo la vicenda del metanolo il vino ha fatto la scelta della qualità e dell’indicazione geografica; che scelta vogliamo fare per l’olio? Occorre rivendicare l’origine territoriale, come elemento vincente e di garanzia sui mercati esteri e anche come motore dello sviluppo rurale”. Il sistema della DOP e delle IGP risponde già a questi requisiti, oltre a garantire un maggiore valore aggiunto. Infatti, pur rappresentando solo il 10% del fatturato nazionale del settore agroalimentare, garantisce il 20% del valore dell’export.
Fonte: Adnkronos