I gusti cambiano la vendemmia: di fronte al calo delle vendite dei rossi e al boom delle bollicine, i viticoltori preferiscono produrre bianchi anche con uve a bacca rossa, riposizionando l`offerta per spumanti, cocktail e aperitivi.
Trasformare l’acqua in vino attiene alla dimensione divina e, forse, a qualche oste truffaldino di decenni fa. Ma vinificare “in bianco” uve a bacca rossa non solo è consentito e praticato da sempre (basti pensare al Pinot nero che è una base spumante chiave per le bollicine sia francesi che italiane) ma può aprire nuovi scenari di mercato. È questa la principale novità dell’annata vitivinicola 2024.
Una vendemmia (le stime di Ismea-Uiv saranno diffuse il prossimo 24 settembre nell`ambito del G7 dell’Agricoltura a Siracusa) ancora “difficile” per problematiche legate al clima e al meteo, anche se meno complicata rispetto a quella 2023 che, con 38,3 milioni di ettolitri, è stata la più scarsa degli ultimi 70 anni.
Rispetto allo scorso anno, quindi, sarà registrato un recupero produttivo ma si va, comunque, verso un raccolto ancora inferiore alla media degli ultimi cinque anni (attorno ai 45 milioni di ettolitri). Non sarà registrato quindi il rimbalzo produttivo che alcuni viticoltori quasi temevano considerato l’alto livello di giacenze in cantina (39 milioni di ettolitri a luglio scorso) e il rallentamento dei consumi sia interni che internazionali. Aspetti che stanno inchiodando al ribasso i listini nonostante le aspettative di un raccolto non abbondante.
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Ma una delle principali novità dell’annata vitivinicola 2024 è il ripensamento in atto tra le cantine italiane sulle tipologie di vino da produrre. Un ripensamento dettato dai trend che stanno emergendo nei consumi tanto a livello nazionale quanto internazionale. Sul mercato stanno soffrendo soprattutto i vini rossi strutturati mentre va molto meglio per i bianchi, i rosati e gli spumanti. “In poco meno di dieci anni – ha commentato il presidente dell`Unione italiana vini, Lamberto Frescobaldi – la produzione di spumante in Italia è passata da una quota dell’8% al 14% del totale. Oggi si producono bollicine in ogni regione d`Italia. Non è un caso che gli spumanti rappresentino un terzo delle vendite italiane negli Stati Uniti. Come non è un caso che all’estero per giovani e giovanissimi l’Italia sia percepita come un produttore di vini bianchi e spumanti e non più di vini rossi come in passato”.
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Fonte: Il Sole 24 Ore