Il dietrofront di ieri pomeriggio della Farnesina ha chiuso il casus belli dello “scippo” del IV Forum Unesco sulla cultura alimentare ai danni di Parma che il Governo stava programmando ed evitato, così, un’altra magra figura al nostro Paese sul palcoscenico internazionale. Oltre a confermare il valore della capacità di fare squadra del territorio emiliano: 28 le firme apposte da soggetti pubblici e privati della food valley, in calce alla lettera inviata ieri al premier Giuseppe Conte chiedendo un suo immediato intervento riparatore. Dalle istituzioni locali agli industriali, dai consorzi di tutela di Parmigiano, Prosciutto, Culatello fino a Barilla, Parmalat, Mutti , per citare solo i nomi più noti dei tanti uniti operativamente, dallo scorso anno, nella cabina di regia nata per valorizzare storia ed eccellenza enogastronomica della città. Parma, prima «Città creativa della gastronomia Unesco» in Italia, non è stata infatti zitta di fronte allo stop annunciato dal ministero degli Esteri dell’evento internazionale che stava organizzando fattivamente da un anno e in calendario per il 21 e 22 marzo prossimi, con delegazioni attese da 150 Paesi, alcune – come quella brasiliana – con i biglietti aerei già in tasca.
La Farnesina aveva iniziato a sollevare problemi di data già in gennaio e poi, il 26 febbraio scorso, ha dichiarato ufficialmente che «il Governo ha ritenuto di approfondire l’intera questione del Forum e sta conducendo una riflessione, a livello politico, tanto sulle date più adatte per tenere questa iniziativa quanto sulla sede più opportuna in cui realizzarle», è nero su bianco nella lettera inviata al sindaco Federico Pizzarotti dal direttore generale per la Promozione del Sistema Paese del ministero degli Affari Esteri, Vincenzo De Luca. E la sede più opportuna per il Forum doveva essere Taranto, secondo il ministro peri Beni e le attività culturali in quota M5S Alberto Bonisoli, intervenuto sul dicastero di Enzo Moavero Milanesi per chiedere il trasloco. «Una scelta inaccettabile di mera ritorsione politica», secondo il sindaco ducale ex grillino Pizzarotti, che con la sua squadra sta lavorando dal maggio 2018 per organizzare l’evento, ovvero da quando a Parigi si tenne il precedente incontro con i 195 Paesi dell’Unesco sulla”Food culture” e Parma si candidò, unica sede delle 26 città creative della gastronomia nel mondo, per ospitare il forum 2019.
Parma non ha rivali: qui si è depositato nel tempo il patrimonio più ricco di Dop e Igp, 1,5 miliardi di euro di valore della produzione, un primato nella classifica nazionale delle città con più eccellenze tipiche, sui 2,8 miliardi di euro dell’Emilia- Romagna, che a sua volta è prima tra le regioni europee, con 44 denominazioni di origine. E se l’industria è protagonista indiscussa nel panorama globale con oltre 2mila le imprese tra alimentare e tecnologie alimentari (per più di 42mila addetti e 9 miliardi di euro di giro d’affari) anche la “macchina” del turismo stamacinando risultati record: negli ultimi cinque anni il turismo a Parma è cresciuto di quasi il 30%, sia come presenze complessive sia come stranieri.
Fonte: Il Sole 24 Ore