Come ci insegna Carlo Alberto Pratesi, professore di economia aziendale presso l’Università Roma Tre, la parola sostenibilità non è così appropriata a rappresentare l’attitudine positiva di un’impresa. Il termine più corretto per descrivere questo approccio è quello comunemente usato dai francesi, ovvero durabilité.
Di tale durabilità sono certamente esempio le Indicazioni Geografiche, poiché tutte hanno una storia abbastanza lunga alle spalle, essendo riuscite a sopravvivere nel tempo e ad arrivare fino ai giorni nostri anche a suon di innovazioni. Le IG sono il risultato di un modello economico di successo, caratterizzato da una grande capacità di integrazione nell’assetto sociale del territorio, dall’attitudine a preservare le risorse naturali dell’areale di produzione e da una buona governance. Un fattore, questo, che ha favorito le IG nel mercato moderno con il declino dei prodotti generici e la ribalta dei prodotti local, soprattutto nel segmento di consumo medio-alto.
In questa posizione privilegiata sembra tuttavia che molti operatori e alcuni Consorzi di tutela si siano adagiati, perdendo di vista la rapida evoluzione di mercati sempre più esigenti e spostati in una dinamica che guarda all’ambiente e al benessere. È bene ricordare che essere in qualche modo percepiti come “sostenibili” non è il punto di arrivo, ma solo quello di partenza. Le filiere IG, e in particolare quelle italiane, hanno bisogno di intraprendere urgentemente una strategia collettiva per mantenere il proprio livello competitivo e incrementare la durabilità.
Per tale motivo, pubblichiamo in questo numero di Consortium uno speciale sul tema della sostenibilità per le Indicazioni Geografiche, a partire dallo studio FAO e oriGIn che, dopo otto anni di ricerche scientifiche a livello globale, definisce un modello virtuoso per migliorare i parametri di buona governance, resilienza economica, salvaguardia dell’ambiente e della biodiversità delle IG. Gli oltre 400 indicatori descritti nella “Sustainability Strategy for GIs” (SSGI) sono il frutto di uno studio approfondito che parte dalle sole evidenze scientifiche e non è condizionato quindi da stakeholder commerciali, ponendosi come un metodo trasparente e innovativo.
La pubblicazione della SSGI mette così il settore agroalimentare italiano in condizione di iniziare una propria roadmap per far approdare i sistemi DOP IGP nel contesto della sostenibilità. Un processo, questo, che deve innanzitutto preservare la solida coesione del comparto, da sempre suo punto di forza. Un percorso che necessita quindi di una guida politica strategica da parte di Origin Italia, e di un solido sostegno culturale-formativo da parte della Fondazione Qualivita, per garantire un pieno coinvolgimento di tutti gli attori.
L’esigenza di implementare un sistema di sostenibilità per le IG italiane non è legata solo a una mera questione di mercato, ma serve anche a dare una risposta concreta alle continue emergenze degli ecosistemi che negli ultimi anni sono state causa di crisi per molte DOP IGP, come abbiamo più volte evidenziato nei Rapporti Ismea-Qualivita.
Lo speciale di questo numero di Consortium guarda anche alle esperienze avviate dal mondo francese per affrontare le nuove sfide della sostenibilità. Abbiamo osservato i progetti guidati da INAO, basati su evidenze scientifiche e declinati con approcci differenti per le varie filiere, e l’esperienza dello Champagne che da anni si è mosso con un approccio condiviso e certificazione ambientale. Esempi che dimostrano un certo dinamismo della Francia quando si parla di Indicazioni Geografiche e che devono spronare i Consorzi di tutela italiani a investire di più su questo tema, anche alla luce del nuovo DM Promozione che finanzia attività in questo settore.
Va da sé che le modalità di implementazione della sostenibilità possano seguire strade diverse, poiché non esiste una precisa strategia che valga sempre e ovunque. Quel che è certo è che la necessità è muoversi e intraprendere il viaggio verso la durabilità.
Ovviamente, per facilitare questa transizione delle filiere italiane verso la sostenibilità, c’è bisogno di una solida e robusta formazione per una cultura scientifica degli imprenditori e del management dei Consorzi di tutela. È per tale motivo che dal 2022 la Fondazione Qualivita ha indirizzato questa rivista alla ricerca e all’innovazione e nello stesso tempo ha dato vita a un’iniziativa dal nome “Italia Next DOP”, proprio per supportare le basi culturali del sistema IG.
Editoriale a cura di Mauro Rosati, direttore editoriale Consortium
Fonte: Consortium 2024_01