Pubblicata un analisi riguardo alla strategia UE sulle Indicazioni Geografiche sul libro European Yearbook of International Economic Law. L’autrice Lise Bernard-Aperé analizza i risultati della ricerca condotta in tre conferenze tenute nel 2023 a Quebec City, Firenze e Ginevra.
Dalla ricerca di Lise Bernard-Aperé, della Laval Università del Quebec, condotta durante tre conferenze tenute nel 2023 a Quebec City, Firenze e Ginevra, emerge una strategia chiara da parte dell’UE per il riconoscimento internazionale delle Indicazioni Geografiche. Il capitolo, pubblicato sulla serie “European Yearbook of International Economic Law” discute e analizza gli sviluppi passati e presenti proponendo soluzioni future.
Secondo lo studio, l’UE deve definire una strategia per ottenere il riconoscimento delle sue indicazioni geografiche all’estero. L’UE ha adottato un approccio sui generis nei confronti delle indicazioni geografiche, mentre il “Nuovo Mondo” ha adottato un quadro normativo sui marchi. Questa dualità di approcci porta a trattati multilaterali o plurilaterali che sono insoddisfacenti per gli obiettivi dell’Unione europea. Ecco perché l’unico strumento giuridico che consente all’UE di ottenere un riconoscimento soddisfacente dei suoi prodotti sono gli accordi commerciali regionali.
Per garantire la protezione del maggior numero possibile di prodotti nel maggior numero di paesi possibile, l’UE adotta un approccio pragmatico in base al quale sceglie i propri partner commerciali. Alcuni partner vengono scelti perché l’UE ha margine di manovra per negoziare con questi Stati, mentre altri accordi vengono conclusi, fungendo da vetrina per altri Stati più riluttanti a proteggere le indicazioni geografiche europee, per attirarli e convincerli.
Lo studio dei recenti accordi commerciali regionali mostra che l’UE rimane intransigente nel suo desiderio di proteggere le sue denominazioni, ma che rimane flessibile per quanto riguarda i metodi di protezione e la scelta dei prodotti protetti. Il risultato è estremamente positivo per l’UE poiché l’interconnessione del commercio consente di imporre indirettamente questi prodotti europei ad altri Stati. Insieme, questi accordi e prodotti protetti formano una “ragnatela delle indicazioni geografiche”.