A margine dell’intervista al Ceo di Terre d’Oltrepò, Umberto Callegari, emerge un disegno che potrebbe rivoluzionare gli assetti dei Consorzi del Nord Italia
L’Oltrepò pavese guarda al futuro con ambizione e prepara il terreno per una vera e propria rivoluzione, che potrebbe stravolgere gli equilibri geopolitici del vino nel nord Italia.
Dopo aver contribuito in maniera determinante a mettere da parte gli imbottigliatori , sempre più isolati dal Consorzio, una delle maggiori cooperative lombarde, Terre d’Oltrepò , sta vagliando la possibilità di promuovere l’istituzione di una Doc Lombardia del vino.
A parlarne con Winemag è Umberto Callegari , a margine di un’intervista sullo stato di salute della cooperativa, che opera negli stabilimenti di Broni, Casteggio e Santa Maria della Versa, in provincia di Pavia. In seguito all’harakiri di diverse aziende imbottigliatrici , il ruolo di Terre di d’Oltrepò nel Consorzio guidato dalla vignaiola Francesca Seralvo e dal nuovo direttore Riccardo Binda – giunto a fine estate 2024 da Bolgheri – è divenuto ancora più centrale. Ma non basta. Il cuore del piano industriale di rilancio della cooperativa, in difficoltà per la scarsità dei conferimenti di uve della vendemmia 2024, c’è la spinta sul fronte dei servizi conto terzi.
DOC LOMBARDIA «PER SPINGERE IL VINO SUI MERCATI INTERNAZIONALI»
Una DOC Lombardia potrebbe ulteriormente spingere alcune cantine ad affidare a Terre d’Oltrepò l’imbottigliamento delle proprie linee di spumanti, così come vini fermi, bianchi e rossi, senza dimenticare la nuova frontiera dei dealcolati.
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Fonte: WineMag.it