il Mattino Napoli
Non basta solo l’etichetta di «Pizza Napoletana» per indicare quel prodotto noto in tutto il mondo e uno dei simboli di Napoli. Per avere diritto alla napoletanità occorre aggiungere un nome proprio che ne tuteli l’identità e ne conservi la certificazione. Al Maschio Angioino, dove l’Associazione Pizzaiuoli Napoletani ha organizzato un convegno, appunto, sulla pizza e su tutti i suoi corollari produttivi e organizzativi che ne possano designare il futuro, comincia a serpeggiare l’allarme: conoscendo i tempi biblici per arrivare a una decisione, si farà in tempo a rispettare le direttive europee che impongono, appunto, di aggiungere una espressione identificativa per conservare il marchio di STG, cioè specialità tradizionale garantita? Alle perplessità si aggiunge la tiratina di orecchi di Laura La Torre, direttore generale per la tutela della qualità del ministero perle politiche agricole, che non nasconde la propria preoccupazione: «Non ci facciamo scippare quello che è squisitamente napoletano, sarebbe veramente un errore imperdonabile e una gravissima perdita». E vero che c’è tempo fino al 2017 per suggerire al governo eventuali nomi, ma l’esperienza insegna che sappiamo essere lenti come pachidermi. E allora il presidente dell’associazione, Sergio Miccù, annuncia il bando di un concorso di idee per individuare un nome che sappia essere l’espressione della napoletanità.
20130515_Mattino_Napoli.pdf