Un altro passo è compiuto. E’ stato costituito il 27 gennaio scorso il Consorzio di tutela della «Lenticchia di Altamura IGP» (indicazione geografica protetta): il legume ha già ottenuto la protezione transitoria del Governo italiano per la denominazione di origine e, come previsto dalla legge, l’associazione che ha promosso il riconoscimento ora cede il passo ad un nuovo soggetto giuridico. In base al disciplinare, la «Lenticchia di Altamura IGP» potrà essere prodotta in un areale appulo-lucano che comprende 19 Comuni. C’è, ovviamente, la città che dà il nome al tipico legume di colore verde e forma più grande (tanto che questo biotipo è conosciuto anche come «gigante») e ci sono Ruvo, Corato, Minervino, Andria, Spinazzola, Poggiorsini, Gravina, Cassano, Santeramo, Montemilone, Palazzo San Gervasio, Genzano di Lucania, Irsina, Tricarico, Matera, Banzi, Forenza, Tolve. Si schiudono grandi prospettive di mercato: in questa stagione agraria circa 10.000 ettari interessano questa coltura.
Dopo il riconoscimento transitorio sul territorio nazionale, quaranta agricoltori pugliesi e lucani hanno dato vita al Consorzio di tutela e valorizzazione. E’ stato costituito con atto sottoscritto davanti al notaio Silvia Raguso. Nominato il consiglio di amministrazione che è formato da quattro agricoltori ed un confezionatore. Per la categoria degli agricoltori sono stati incaricati Antonio Nisi di Palazzo San Gervasio (in qualità di presidente) l’agronomo Paolo Direnzo di Altamura (vicepresidente), Antonio De Marinis di Spinazzola (vicepresidente) e Antonio Leone di Irsina; per la componente dei confezionatori, Nicola Colonna dell’azienda «Terre di Altamura». Lo statuto prevede che possono essere invitati a fare parte del consiglio i rappresentanti degli enti (Comuni, Provincia, Regione, Camera di Commercio, Ente Parco nazionale dell’Alta Murgia). Oltre alle politiche di sviluppo, il Consorzio porterà avanti il Importante «dossier» per ottenere il riconoscimento IGP dalla Commissione di sviluppo Europea. A livello cittadino, Altamura può vantare un record: ha due denominazioni d’origine, insieme al Pane di Altamura DOP.
Fonte: La Gazzetta di Bari