Turismo enogastronomico: visite e acquisti nelle cantine pesano in media il 7% del business, il 14% per le realtà più piccole ma servono reti sul territorio per aumentare la promozione e la tipologia dei settori alimentari coinvolti.
Resiliente alla prova del Covid e sempre più attraente anche per chi arriva dall’estero, il turismo enogastronomico italiano prova a ripartire dalla crescita sperimentata nel pre pandemia e a specializzarsi sull`esempio di quanto già è una realtà (anche se ancora da monitorare e strutturare) nel settore del vino. L’estate 2022 è la stagione della ripartenza per il turismo, con presenze in crescita nonostante una situazione globale ancora molto incerta: dopo due anni di vacanze con il contagocce c’è voglia di (ri)partire, come dimostrano i dati diffusi dall’Osservatorio Nomisma-Unicredit.
Secondo il report, a fine estate saranno stati 28 milioni (34 milioni secondo i dati Federalberghi diffusi ieri, ndr) a muoversi lungo la penisola. E, se per un viaggiatore su due la scelta della meta è all’insegna del contatto con la natura, l’enogastronomia è al 39%delle preferenze e la conoscenza delle tradizioni locali è al 21%. Dal lato dell’offerta il 27% degli operatori propone tour sul territorio per scoprire le tradizioni enogastronomiche.
«Turismo e agroalimentare possono generare valore economico e nuove opportunità per le destinazioni italiane e perii rafforzamento del brand Italia», commenta Niccolò Ubertalli, responsabile di UniCredit Italia. E un terzo del budget in vacanza verrà speso proprio a tavola, afferma Coldiretti, sottolineando come il consumo di pasti in ristoranti, pizzerie, trattorie o agriturismi ma anche l’acquisto spedalità culinarie – è per molti turisti la principale motivazione del viaggio.
Una sfida per la Dop Economy
Il tema è centrale al punto che anche la politica, i consorzi e il mondo associativo si stanno muovendo per favorirne la promozione e lo sviluppo. È nata così la rete delle esperienze enogastronomiche di qualità, ovvero un progetto per promuovere il turismo legato ai prodotti agroalimentari e vitivinicoli italiani DOP e IGP, a partire dalle esperienze dei Consorzi di tutela e delle aziende associate. La “Dop Economy”, infatti, nel 2020 ha generato un valore di i6,6 miliardi, secondo l’analisi Ismea-Qualivita e con il turismo potrebbe crescere ancora.
«Stiamo lavorando – ha dichiarato Massimo Garavaglia, ministro del Turismo – per dare all’Italia un Piano strategico dell’enogastronomia. Coinvolgeremo i Consorzi di tutela del sistema DOP IGP per condividere la strategia e gli obiettivi».
Tra i vari settori coinvolti – da segnalare ad esempio l’impulso del turismo legato ai territori dell’olio extravergine, ma anche alla visita di caseifici e salumificio alla pesca – il ruolo da protagonista resta al vino. Le visite in cantina si stanno riprendendo dallo stop forzato della pandemia – nel 2019 l’enoturismo contava almeno 15 milioni di presenze tra turisti ed escursionisti e generava un fatturato di circa a,65 miliardi (fonte Città del Vmo) – confermandosi come catalizzatore nelle prenotazioni delle esperienze. «La ricchezza del nostro Paese, che vanta un diversificato patrimonio di prodotti, identità, culture e paesaggi afferma Roberta Garibaldi, autrice del Rapporto sul Turismo enogastronomico italiano, realizzato sotto l’egida dell’Associazione italiana turismo enogastronomico – può consentire all’Italia di diventare leader nei prossimi anni in questo tipo di offerta».
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Fonte: Il Sole 24 Ore