Agricoltura, industria & co.: chi decide in Europa? Verso le elezioni europee, i pochi esperti candidati.
Completate le liste dei candidati al Parlamento europeo, sarebbe vitale che la campagna elettorale si svolgesse anche sui grandi temi economici della prossima legislatura. Non solo sui diritti (sacrosanti), sulla guerra (che non finisce, purtroppo, con il voto europeo anche se qualcuno lo lascia credere), o sull’Europa vista solo come il riflesso delle più modeste diatribe nazionali.
Non dobbiamo mai dimenticare che il 70 per cento della legislazione nazionale è di derivazione europea. Il nostro futuro si decide più a Strasburgo che nel Parlamento italiano.
Il dibattito, da qui al 9 giugno, avrà come protagonisti i leader di partito, com’è naturale che sia. Molti di loro otterranno migliaia di preferenze che il giorno dopo finiranno in un cestino perché utili solo a trainare le liste in un confronto politico dai toni e dalle finalità domestiche.
Se ci concentrassimo davvero sull’interesse nazionale – al di là degli slogan e dei discorsi di maniera – dovremmo a questo punto augurarci che un pò di attenzione sia riservata anche a quei candidati che nei vari schieramenti hanno competenza ed esperienza sulle materie più delicate.
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Si deve anche e soprattutto a Paolo de Castro, ex ministro delle Politiche agricole con i governi D’Alema e Prodi, la soluzione di compromesso che ha placato gli animi (l’eliminazione del vincolo del 4% dei terreni a riposo, la garanzia sulla libertà di coltura e altre misure). De Castro, europarlamentare da tre legislature, è stato considerato, bipartisan, tra i deputati più influenti dell’emiciclo. A destra come a sinistra. Più all’estero che in Italia. E, infatti, il Pd non lo ha ripresentato.
“La prossima legislatura europea – spiega de Castro – sarà importante, se non decisiva, su molti aspetti. Per prima cosa – e mi sorprende che non sia oggetto di alcun confronto in campagna elettorale – l’Unione europea sarà chiamata a rinnovare la Politica agricola comunitaria (Pac) che rappresenta il capitolo di maggiore spesa comune, se escludiamo il Next generation Eu.
Stiamo parlando di 380 miliardi in sette anni. E vi ricordo che, di questi, 52 vanno attualmente all’Italia. L’Unione esporta, nella filiera agroalimentare, per 200 miliardi, di cui 63 dell’Italia. Una cifra enorme se ci pensiamo.
Oltre alla nuova Pac, verranno discusse tutte le nuove norme sulle informazioni ai consumatori, sulle etichettature. Immaginate, solo per un attimo, che cosa significhi per i prodotti italiani, dai prosciutti ai formaggi se venissero segnalati nel cosiddetto Nutriscore, con il ‘rosso’. Ma potremmo parlare anche della revisione della direttiva sulle pratiche sleali, sulla distribuzione, e via di seguito”.
De Castro si augura che vi siano candidati, e soprattutto eletti, all’altezza della complessità delle sfide.
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Fonte: Corriere della Sera – L’Economia