Nell’analisi della Fondazione Qualivita il punto di vista dei Consorzi sul tema giunto oggi ad un punto di svolta per il settore
La difesa e la diffusione della cultura rurale sono tematiche che vedono da sempre impegnata la Fondazione Qualivita, con l’obiettivo primario di monitorare, analizzare, diffondere e promuovere gli aspetti più innovativi utili alla valorizzazione del settore agroalimentare e vitivinicolo DOP IGP italiano. Una tematica che oggi si impone all’attenzione del sistema come uno dei driver principali per salvaguardare e migliorare la “gestione del valore” dell’enogastronomia di qualità, è quella della tracciabilità, un aspetto prioritario giunto ad una fase di svolta nel comparto per le evoluzioni tecnologiche e culturali sopraggiunte negli ultimi anni. In questo numero di Consortium si propone un approfondimento per stimolare una riflessione da parte del sistema delle IG.
Blockchain, Rfid, QrCode: parole che sempre più spesso vengono associate alla tracciabilità agroalimentare. Ma cosa sono? Come funzionano? Come possono trasformare un obbligo per i Consorzi di tutela quale quello della tracciabilità in un’opportunità? La risposta è: accrescendo il valore che il consumatore attribuisce alla trasparenza della filiera e rendendo più facile per i produttori gestire il sistema di tracciabilità e rintracciabilità. La tracciabilità è infatti il processo che ricostruisce la storia del prodotto “da monte a valle” della filiera documentando e registrando ogni fase della sua lavorazione. È essa a permettere la rintracciabilità, il processo che collega tutte le informazioni registrate per risalire “da valle a monte” alla storia del prodotto e alle relative responsabilità lungo la filiera. La tracciabilità è uno strumento di costruzione di un rapporto di fiducia tra produttore, prodotto e consumatore. Ma non solo: importantissimo è il ruolo che ha come strumento per migliorare i processi produttivi delle aziende. Un’opportunità per comunicare all’esterno ma anche per gestire internamente i processi aziendali dunque.
Purtroppo ancora oggi il concetto di tracciabilità e l’implementazione delle più moderne tecnologie sembrano essere motivo di confusione per le aziende, meno per il consumatore che è disposto a pagare un premium price per conoscere esattamente tutti i passaggi produttivi di un prodotto che mette sulla propria tavola.
La Grande Distribuzione Organizzata sta infatti cogliendo questa opportunità e sempre più spesso implementa sistemi di tracciabilità per la propria filiera produttiva del fresco.
Questo per lo meno mostrano i dati di alcune ricerche oltre che un’esplorazione delle principali esperienze italiane e estere. Citiamone giusto alcune. Secondo un’indagine del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali del 2015 per i consumatori è molto importante che in etichetta sia chiara e leggibile l’origine delle materie prime collegata al rispetto degli standard di sicurezza. Per la garanzia dell’origine italiana dei prodotti l’82% dei consumatori ha dichiarato che è disposta a spendere di più. Anche per il canale Horeca secondo l’indagine METROnomo del 2015 la tracciabilità ha un peso notevole nelle scelte di acquisto. Circa il 24% dei clienti di questo canale fa infatti sempre più spesso richiesta di prodotti su cui possono ricavare informazioni relative alla tracciabilità. Ma cosa pensano i Consorzi di tutela della tracciabilità? Una ricerca della Fondazione Qualivita del 2018 ha mostrato come anche per il 79% dei Consorzi rispondenti la tracciabilità serve a garantire l’origine delle materie prime mentre sembrano meno importarti tutti gli aspetti che riguardano la comunicazione (informazioni nutrizionali e aziendali). Tra le opportunità svettano: credibilità dei marchi DOP e IGP, controllo della produzione e maggiore tutela. Viene percepito come positivo anche un sistema unico di tracciabilità magari tramite la Food blockchain che viene vista come la principale opportunità che un sistema tecnologico avanzato può garantire ai Consorzi di tutela. Tutela, origine delle materie prime, valorizzazione e credibilità sono alcune delle parole chiave che ad oggi descrivono i vantaggi dell’implementazione di progetti di tracciabilità agroalimentare, resa sempre meno onerosa dalle nuove tecnologie.
E il futuro? Costruire un “Passaporto Digitale” per le produzioni agroalimentari italiane per cogliere alcune opportunità date dalla rivoluzione distributiva e dalla Internet of Things. Oltre che tutelare maggiormente i nostri “ambasciatori” del made in Italy dai prodotti Italian Sounding.
La versione completa dello studio realizzato da Fondazione Qualivita è scaricabile attraverso la compilazione del form presente al seguente link: “Tracciare l’agroalimentare di qualità”
A Cura di Chiara Fisichella
Fonte: Consortium 2018/02