Il primo passo, in linea con quanto immaginato da WineNews nei giorni passati, è il ricorso alla distillazione d’emergenza, misura sposata già dall’Alleanza delle Cooperative Alimentari insieme ad Assodistil, che mette sul piatto 22 milioni di litri di vino, e dalla proposta per la filiera del vino presentata alla Ministra delle Politiche Agricole Teresa Bellanova da Coldiretti, il “Salva Vigneti”, che metterebbe sul piatto 3 milioni di ettolitri di vino. Ma la risposta che il comparto enoico dovrà dare alla crisi causata dall’emergenza Covid-19, ormai globale, non si esaurisce certo qui, ed in attesa di una linea comune del tavolo di filiera, abbiamo raccolto le opinioni delle principali organizzazioni – Uiv, Federvini, Fivi, Federdoc – su alcune proposte che, nei prossimi giorni, saranno valutate, insieme a Consorzi ed imprenditori, per mettere a punto un piano che sappia tutelare e rilanciare il settore, alle prese come ogni altro comparto produttivo del Belpaese e non solo, con la peggiore crisi dalla Seconda Guerra Mondiale.
L’analisi di Riccardo Ricci Curbastro, presidente di Federdoc, che parte da una necessità, quella “di avere numeri e dati precisi per capire la portata dell’emergenza, altrimenti è difficile gestire la situazione. Immagino, però, che ci siano denominazioni che, dopo anni di gelate, grandinate, piogge, non abbiano intenzione di ridurre le rese, per cui non possiamo dare una risposta univoca ad eventuali problemi di eccedenze, sempre aspettando i numeri. Per la promozione, dovremo fare i fuochi di artificio, ma con criterio: presumo che si dovranno coinvolgere l’Ice, i fondi del Ministero per lo Sviluppo Economico, gli Ocm e fare un progetto di senso compiuto. Stiamo parlando di un mercato che, allo stato attuale, rivedrà la luce alla fine dell’estate, per cui abbiamo il tempo di lavorare su un progetto complessivo che potrebbe vedere la luce a metà maggio, senza eccessiva fretta. Il blocco degli impianti, invece, non credo sia una misura necessaria, non darebbe risultati a breve termine, e rischierebbe al contrario di deprimere un altro settore, quello dei vivaisti. Trovo, invece, che una riflessione andrebbe fatta – aggiunge Ricci Curbastro – sulle rese dei vini da tavola, su cui ancora non abbiamo trovato la quadra: che, quest’anno, non si producessero 500 quintali ad ettaro. La distillazione, per me, va legata alla risoluzione del problema delle rese massime di questi vigneti. Le soluzioni su cui stiamo ragionando con i presidenti dei Consorzi, passa per una serie di misure che, al momento, sono ancora tutte da discutere e definire”.
Fonte: WineNews