Gemellaggio tra Parma e Epernay: i sindaci Pizzarotti e Leroy: “importante fare rete nel segno dell’eccellenza. Per la promozione e la tutela dei prodotti e dei territori”
Un gemellaggio culturale, perchè Parma e la Francia sono legate da sempre, almeno a partire dal Rinascimento, ma anche economico, basato sulle eccellenze del cibo e del vino, quello che si è consumato, nei giorni scorsi, a Parma (nel bellissimo Teatro Regio), tra la città emiliana ed Epernay, una delle capitali dello Champagne. Secondo Qualivita, Parma, con le sue produzioni DOP e IGP, dal Prosciutto di Parma al Parmigiano, dal Culatello di Zibello allo Strolghino, per citarne alcune, vale 1,3 miliardi di euro sui 3,2 mossi dalla “food valley” emiliana. Mentre lo Champagne, di cui Epernay è un pezzo di storia (e come territorio vinicolo è già da tempo gemellato con quello del Chianti Classico,), nel 2021 ha sviluppato un giro d’affari di 5,7 miliardi di euro. Ma c’è molto di più del valore economico: si parla di due pezzi di storia, enogastronomica e non solo, che si avvicinano ancora di più per iniziare un nuovo cammino comune.
D’altronde dai Farnese, nei secoli di splendore della città nel Rinascimento italiano, ai Borbone, nella vivacità culturale del secolo dei Lumi, quando, curiosamente, su 40.000 abitanti, 4.000 erano francesi e Parma contava il più grande numero di abbonati all’“Encyclopédie di Diderot e d’Alembert” dopo Parigi, fino all’Imperatrice Maria Luigia d’Austria, moglie di Napoleone e “amata sovrana” della città sotto il dominio napoleonico, nel suo passato di capitale del Ducato fondato da Papa Paolo III, Alessandro Farnese. Colta, raffinata e splendida come la Reggia di Colorno, la “piccola Versailles” oggi sede di Alma, la Scuola Internazionale di Cucina del maestro Gualtiero Marchesi, o “La Chartreuse de Parme” resa immortale dal romanzo di Stendhal, fino ai giorni nostri, Parma, che è anche Città Creativa Unesco per la Gastronomia, e la Francia, in questo caso simboleggiata da Epernay, “culla” dell’Avenue de Champagne con le sue cantine ed il Fort Chabrol riconosciuti Paesaggio Culturale dall’Unesco, sono sempre state legate. Due città-simbolo del saper fare secolare nel campo del cibo e del vino e di quell’“art de vivre” – per usare un francesismo – che è l’orgoglio nazionale dell’Italia come della Francia, che ora si uniscono ancora di più.
Alleanza sancita dall’evento che a visto le eccellenze parmigiane abbinate con le migliori Cuvée di Champagne di Maison prestigiose come Dom Pérignon, De Venoge, Henri Giraud, Henriot e Moutard, nel menù firmato dagli chef stellati Salvatore Morello del ristorante “Inkiostro” di Parma, e Jérôme Feck dell’omonimo ristorante a Châlons-en-Champagne, con Marco Fadiga, Dom Pérignon executive chef, e Andrea Nizzi, executive chef del “12 Monaci” a Fontevivo, presidente del Consorzio di ristoratori Parma Quality Restaurants, regista dell’evento.
“Le nostre città simboleggiano l’eccellenza in tema di gastronomia e di vino. È importante, oggi, fare rete – ha detto Franck Leroy, sindaco di Epernay – ed essere uniti per promuovere queste eccellenze in Europa e nel mondo. Nel panorama attuale, poi, bisogna proteggere le nostre eccellenze dai tentativi di contraffazione e di riproduzione impropri. Penso che fare rete sia una carta importante da giocare per proteggere i nostri prodotti e, al contempo, per promuoverli meglio e con essi promuovere i nostri territori. Si tratta di una sfida per il futuro che accogliamo con slancio anche alla luce del fatto che le vigne, i produttori e le cantine di Épernay sono stati dichiarati patrimonio dell’umanità dell’Unesco”.
“Parma in questi anni ha fatto molto dal punto di vista gastronomico – ha sottolineato il sindaco Federico Pizzarotti – a partire dal riconoscimento del 2015 come Città Creativa Unesco per la Gastronomia. Con la Francia, che è la prima nazione per noi in termini di turismo, abbiamo un particolare rapporto, anche pensando a quante città abbiamo gemellate oltralpe. Epernay è diventata una nostra amica gastronomica. Ci riteniamo un’eccellenza e di conseguenza non abbiamo paura di confronti, ma voglia di aprirci al mondo. Prima del Covid, in termini di turismo, avevamo più di un milione di ingressi all’anno, ora dobbiamo ripartire ma siamo sicuri che grazie alle attività svolte all’estero e anche a questa unione con la capitale dello Champagne possiamo tornare ad accogliere i visitatori. Inoltre vogliamo comunicare il territorio passando in primo luogo dall’eccellenza e dalla qualità dei nostri ristoranti”.
“Cosa c’è di meglio che abbinare lo champagne con l’eccellenza dei prodotti gastronomici di Parma – ha aggiunto Valeria Righetti, Senior Brand Manager di Dom Perignon – una qualità che si ritrova sia nei piatti che nei prodotti. Il nostro vino è valorizzato da questi abbinamenti. Si dice che la cucina porti la pace. Questa vicinanza tra due zone geograficamente lontane che però si ritrovano in una comunione di intenti ed in una serie di affinità elettive segna un’armonia. Inoltre l’Italia è uno dei paesi che per primo ha scoperto lo champagne e le culture culinarie, francese ed italiana, sono sempre state legate nel corso della storia, influenzandosi a vicenda”.
“Abbiamo unito due grandi paesi. La Francia dello Champagne e Parma, con i suoi prodotti e la sua gastronomia. Oltre ad essere un’unione mentale – ha aggiunto Andrea Nizzi, rappresentante di Chef Parma Quality Restaurants, il Consorzio dei ristoratori di città e provincia – è il matrimonio tra due paesi che nel mondo hanno un’importanza fondamentale in termini di enogastronomia. Principalmente si tratta di uno scambio di idee che fanno crescere tutti noi in una grande community. La bollicina dello champagne è l’ideale con i prodotti di Parma. La cucina ricca e sostanziosa, caratterizzata da un “grasso buono”, si abbina perfettamente. Per noi chef è essenziale il confronto, e questo gemellaggio ci permetterà di incontrare tanti cuochi che arriveranno da Oltralpe”.
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Fonte: WineNews