Niente miele di acacia sulle tavole e nelle dispense per questo 2019. Almeno non di origine toscana. Produzione azzerata: è l`esito di un disastro di proporzioni nazionali, che vede la Toscana fra le regioni più colpite. Secondo le stime dell`Osservatorio Nazionale sul miele, la Toscana è la seconda regione in Italia per produzione, con oltre 3 mila tonnellate di miele prodotte nel 2018, su di un totale nazionale di circa 23 mila.
Si tratta nel complesso di 5300 attività per 123.399 alveari. Numeri che lasciano presupporre l’entità di quest`ennesima stangata, l`ultima di una lunga serie, che si è abbattuta su di un settore fondamentale per misurare lo stato di salute dell`ecosistema, sempre più vessato dai cambiamenti climatici.
Non è andata meglio in Lunigiana, dove 40 aziende producono il famoso Miele della Lunigiana DOP , il primo a essere riconosciuto nel 2004 dall`Unione Europea fra eli omologhi italiani.«Negli anni passati producevamo sui 600 quintali di miele di acacia, mentre questa volta siamo a zero» – ha raccontato Andrea Guidarelli, presidente del Consorzio di tutela. Insomma, un quadro ben peggiore rispetto al 2018, annata tutto sommato positiva, seppur conforti disomogeneità territoriali e differenze fra i singoli apiari. Oggi è tutt’altra storia.
«Nonostante le difficoltà, l`apicoltura continua ad attrarre molti giovani, sia come attività principale sia come collaterale ad altre produzioni agricole – spiega Fabrizio Filippi, presidente di Coldiretti Toscana -. L`attrattiva dipende dalla passione e dalla consapevolezza che con le necessarie competenze professionali si possa limitare l`imprevedibilità del settore, che dipende fortemente dall`andamento meteorologico».
A loro sostegno la Regione Toscana ha pronto un provvedimento da 2 milioni di euro, che si tradurrà in prestiti dai 10 a 20 mila euro senza interessi né garanzie richieste, e con i primi tre anni che saranno di preammortamento.
Fonte: QN