La città di Torino diventa un marchio, i casi delle aziende che ribattezzano i prodotti con il brand del capoluogo.
L’importanza di chiamarsi «Torino». Tra le grandi aziende sembra partita una corsa a ribattezzare prodotti e insegne con il nome della città: da Stellantis con la nuova Fiat 50o ibrida, a Caffarel che ha guerreggiato, non poco, con i cioccolatieri piemontesi pur di conservare il marchio sulle confezioni dei gianduiotti, fino a Lavazza che da tempo si identifica con il territorio attraverso il logo aziendale ed Eurofood che ne registra il nome sui Gelati Pepino appena acquisiti. Il fatto è che Torino si sta trasformando in un brand, un’icona o forse un simulacro a seconda dei punti di vista, usata dalle aziende per raccontare un’idea e vendere (meglio) i propri prodotti nel mondo.
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Per il gianduiotto di Torino si è invece scatenata una lotta tra produttori; con gli svizzeri di Lindt, proprietari di Caffarel, che si erano schierati contro l’ipotesi di una IGP del cioccolatino torinese richiesta dai produttori locali (da Domori a Gobino) facendosi forti della primogenitura del dolce a base di gianduia. Il tutto si è risolto con una pax tra aziende, ma tra il sollevarsi della polvere, di cacao ovviamente, è emerso quanto vale il marchio della città per le aziende.
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Fonte: Corriere Torino