A distanza di pochi giorni dagli eventi sismici che hanno aperto una ferita profonda e terribile nel cuore della Penisola, facendo sprofondare la terra e le case, ci si interroga sul futuro delle eccellenze agroalimentari di quella parte di Italia centrale che il terremoto ha sconvolto. L’elenco delle produzioni a rischio è molto lungo, ma sono tre le filiere seriamente in difficoltà: norcineria, formaggi e pasta. Tante eccellenze che hanno reso questa zona degli Appennini conosciuta e ricca dal punto di vista enogastronomico. Un patrimonio che si è saputo difendere e sviluppare anche attraverso numerosi insediamenti produttivi soprattutto nel comparto dei salumi. Norcia, infatti, non era solo la patria di San Benedetto, ma anche il simbolo di una delle ricchezze del Paese, l’arte della lavorazione del suino, detto appunto norcineria. Molti stabilimenti destinati alla produzione e stagionatura di prodotti come il Prosciutto di Norcia IGP in Umbria, il Ciauscolo IGP nelle Marche e il Prosciutto Amatriciano IGP nel Lazio, sono seriamente danneggiati e sarà impossibile continuare a produrre in queste condizioni. Per tale motivo sarà necessario studiare un provvedimento ad hoc per chiedere alla UE una deroga al disciplinare che consenta di delocalizzare provvisoriamente la stagionatura dei prodotti, come fu fatto per il Parmigiano Reggiano DOP e il Grana Padano DOP in occasione del terremoto del 2012.
Sempre per quello che riguarda il comparto zootecnico si registrano criticità negli allevamenti degli oltre 100.000 capi fra ovini e vitelli da carne; la mancanza di acqua, la difficoltà di reperire i foraggi e le stalle pericolanti rendono difficili le attività degli allevatori. Rischia la scomparsa la razza della pecora Sopravvisana dal cui latte si ricava il prelibato formaggio Caciofiore dei Sibillini mentre altre eccellenze della filiera lattiero casearia, in particolare il Formaggio di Fossa DOP e la Casciotta di Urbino DOP che hanno come obbligo da disciplinare l’utilizzo di latte proveniente dalle zone sismiche, potranno subire dei cali produttivi.
Un simbolo che scompare è quello di Castelluccio con la sua rinomata Lenticchia di Casteluccio IGP, un prodotto conosciuto nella gastronomia di tutto il mondo, che riusciva ad essere attrattivo anche durante la fioritura della pianta, portando negli Appennini migliaia di turisti tra fine maggio e metà luglio.
Risultano in sofferenza molte produzioni olivicole delle quattro regioni interessate dal terremoto, mentre nel comparto vitivinicolo solo alcune sono in piena zona sismica: la Vernaccia di Serra Petrona DOP, il Verdicchio di Matelica DOP, il Pecorino e il Rosso di Offida DOP. A rischio non sono solo i prodotti più rinomati ma anche quelli dei piccoli presidi, magari economicamente non rilevanti, ma forti in valore culturale e turistico, come ad esempio il grano di Iervicella, la Roveja di Civita di Cascia e i liquori a base di anisetta, tanto per citarne alcuni.
Il Ministro Maurizio Martina è consapevole della situazione che stanno vivendo le aziende produttive della zona : “Lo scenario dell’emergenza agricola nei territori colpiti dal terremoto e’ cambiato di molto dopo il sisma di domenica. Noi siamo pronti anche ad attivare una misura straordinaria di sostegno al reddito degli allevatori”. Il presidente dell’ Ordine degli agronomi delle Marche, Marco Menghini lancia un forte grido di allarme: “La ricostruzione del sistema agricolo dovrà avere la massima priorità altrimenti si perderanno definitivamente gli ultimi eroici presidi di territori difficili”. E in un contesto dove si è perso il turismo, che era la fonte primaria di reddito, le produzioni agroalimentari restano l’unico strumento di coesione sociale e antropica nell’immediato futuro.
La rinascita di queste zona passa anche attraverso la ricostruzione del tessuto produttivo agricolo.
Mauro Rosati
Direttore Generale Fondazione Qualivita
Fonte: l’Unità