Il convegno a Cibus 2022 ha messo in luce le criticità e le soluzioni per affrontare il momento critico e coglierne le opportunità
Il contesto macroeconomico complicato dalla guerra in Ucraina ha indubbiamente avuto ripercussioni sul settore agroalimentare in Italia, il tema è stato al centro del convegno “Tensioni geopolitiche, farm to fork, riforma pac: criticità e prospettive dell’agroalimentare italiano di fronte alla grande transizione”, che è stato moderato da Cristina Lazzati, direttrice di Mark Up, gdoweek e Fresh Point Magazine e che ha visto sul palco le posizioni dell’industria e della distribuzione, con un retail come Metro Italia.
Lo stop dopo i primi due mesi del 2022 promettenti
Se il 2021 si è chiuso con risultati positivi per il comparto agroalimentare italiano che ha saputo crescere sia nell’export sia nel mercato interno, anche se la ristorazione non ha saputo ancora ritornare sui valori prepandemici. La fiammata inflazionistica degli ultimi mesi del 2021 unita all’invasione dell’Ucraina dal febbraio 2022 si è riverberata sui costi di produzione visto l’innalzamento dei prezzi delle materie prime e dell’energia con i dati presentati da Denis Pantini, responsabile agroalimentare di Nomisma.
Oltre il 50% dell’export italiano è sui mercati europei e se saranno rispettate le previsioni del Fondo Monetario che vedono un calo del Pil dei principali paesi, è possibile che il nostro expor ne risenta. “Visto lo scenario -dice Denis Pantini- è importante diversificare sia le fonti di energia sia l’approvvigionamento alimentare, ponendo attenzione a non mettere settori in contrapposizione tra di loro, va bene utilizzare i sottoprodotti agricoli per generare energia, ma non si devono sottrarre al settore della mangimistica che poi ricade a cascata sugli allevamenti. “Lo scenario descritto -dice Pantini- non deve essere visto in contrasto con gli obiettivi di transizione ecologica ma come un’opportunità, focus sulla food security ma bisogna utilizzare questo momento per accelerare e renderci meno dipendenti dalle fonti fossili che sono il nostro principale problema“.
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Bene la qualità, ma serve una razionalizzazione dei marchi
Mauro Rosati, direttore di Qualivita, ha introdotto una serie di spunti per riflettere su cosa serva alla filiera agricola per far fronte alle sfide del futuro che si chiamano emergenza climatica, transizione ecologica e cambiamento dei consumi. “Lo storytelling dei prodotti che puntano sulla qualità, introdotto dagli anni 90, ha permesso di creare un tessuto di piccole e medie imprese dell’agroalimentare italiano molto dinamico. Bisogna tutelare il valore del made in Italy che permette di garantire il valore economico. Per questo serve una migliore informazione e alla base dobbiamo mantenere la biodiversità. Serve poi lavorare sui rating di sostenibilità, tante aziende italiane non cavalcano bene questo tema“. Anche le politiche attive aiutano in questa direzione una riforma del sistema Ig che porti a razionalizzare i marchi DOP, IGP, biologico ed Sqn.
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Fonte: GDO WEEK