La domanda cinese traina le produzioni di Germania, Spagna e Danimarca, principali fornitori di Pechino Suini, la ripresa arriva dall’export. Ismea: bene la bilancia commerciale italiana, ma resta un rosso di 243 milioni per la dipendenza strutturale il settore del suino ha imboccato la via della ripresa, dopo un 2015 particolarmente negativo. Nei primi otto mesi del 2016, l’indice Ismea, rileva infatti un recupero delle esportazioni europee. Trainate soprattutto dalla Cina che ha raddoppiato gli acquisti e nella prima metà dell’anno ha importato came fresca e trasformata per 760mila tonnellate con un incremento del 138% in quantità e del 151% in valore. A beneficiarne in particolare Germania, Spagna e Danimarca i principali fornitori di Pechino, con quote rispettivamente del 20%,18% e 11 per cento.
L’Italia è rimasta indietro e solo a fine settembre è arrivato il via libera all’esportazione di carne fresca limitatamente alla macroregione del Nord riconosciuta indenne dalla malattia vescicolare. Ismea ricorda che i dati Eurostat rilevano per la prima metà del 2016 una produzione della UE-28 di suini in crescita dell’ 1,1%. Quanto all’Italia le macellazioni tra gennaio e luglio 2016 sono aumentate rispetto allo stesso periodo del 2015 del 3,4% con 7 milioni di capi macellati. E marciano anche le esportazioni di prodotti Made in Italy. Preparazioni e conserve suine hanno infatti messo a segno nei primi 7 mesi dell’anno un aumento di quasi il 18% in quantità e del 7,2% dei ricavi. Bene in particolare- sottolinea il focus Ismea – l’export dei prosciutti con osso stagionati ( 21,6%), delle pancette stagionate ( 19,5) e dei prosciutti cotti ( 14%). In recupero la mortadella che l’anno scorso era andata su terreno negativo.
E alla crescitra dell’export si affianca la flessione delle importazioni scese del 4,2% in volume e dell’8% in valore. Una situazione che ha portato a un miglioramento della bilancia commerciale che ha recuperato 159 milioni, ma resta comunque in rosso per 243 milioni a causa – spiega Ismea- «della strutturale dipendenza dall’estero di carni fresche e suini vivi». La ripresa dell’export ha alleggerito il mercato europeo dando una benefica boccata di ossigeno alle quotazioni in progressivo rialzo. Per il primo semestre rispetto allo stesso periodo del 2015 l’indice Ismea segna un aumento dell’1,8%, ma gli incrementi più sostenuti si segnalano a settembre con un balzo del 12,6% per suini da macello e del 16% per quelli d’allevamento. Bene in particolare i prezzi dei suini grassi destinati al circuito dell’industria di trasformazione di alta qualità (DOP).
Le cosce fresche pesanti destinate alle DOP, sulla piazza di Modena, hanno messo a segno infatti un 13% su base annua. A migliorare ancora di più il quadro la stabilità dei costi di produzione con una contrazione dei listini dei mangimi, in particolare mais e soia,che si sono mantenuti bassi per tutto il 2016. Prezzi in risalita e costi bassi hanno migliorato cosi la redditività degli allevamenti italiani. L’indice calcolato dal Crefis ha registrato in particolare un incremento dello 0,4% su base congiunturale (ovvero rispetto allo scorso settembre) e 10,8% su base tendenziale (rispetto a ottobre 2015). Un andamento positivo aiutato sul lato dei costi dalla tendenza al ribasso del mais nazionale e della soia statunitense. A ottobre, sempre secondo il Crefis,rispetto a settembre, migliora anche la redditività della macellazione dei suini, ( 1,8%.). Anche se il Crefis sottolinea che «rispetto all’ottobre dell’anno scorso la variazione rimane fortemente negativa: -7,8%, il che significa che, in termini di remuneratività, la fase di macellazione ha ancora molto da recuperare».
Fonte: Il Sole 24 Ore – Agrisole