Commercio globale, accordi e nuovi dazi, l’alimentare è l’anello debole. Se c’è un settore più penalizzato dagli ultimi accordi di libero scambio della Ue – quelli in corso e quelli che si apprestano a entrare in vigore – è il comparto alimentare. Gli allevatori subiscono le quote all’import di carne che Bruxelles si prepara a garantire al Mercosur, con cui i negoziati riprendono questa settimana. I produttori di riso del Piemonte e dell’Emilia Romagna sono penalizzati dall’azzerameno dei dazi concesso al Vietnam. Mentre i formaggi italiani non sono tutelati dai falsi made in Italy negli accordi firmati con il Giappone e con il Canada. Sui dazi l’alimentare paga per tutti.
In Paraguay nuovo round sul Mercosur. Penalizzati prodotti tipici, carne e formaggi. L’incognita asiatica. I produttori di riso di Piemonte e Emilia temono il prodotto a dazio zero dal Vietnam. Le carenze in Nord America. Nell’intesa con il Canada solo 42 DOP vengono adeguatamente protette. Da Tokyo poca tutela. Il Giappone non è un produttore di falsi formaggi italiani, però li importa. Dall’Australia o dalla Nuova Zelanda. La carne da una parte, la componentistica auto dall’altra. Se c’è uno scontro di interessi sull’accordo di libero scambio in corso di definizione tra la Ue e i quattro Paesi del Mercosur, è tutto racchiuso fra questi due schieramenti. I negoziati per il trattato riprendono questa settimana ad Asuncion, in Paraguay, e dentro l’Unione europea si risentono le voci degli allevatori francesi, irlandesi ma anche italiani contrari all’aumento delle quote di carne sudamericana autorizzata a varcare i confni europei a dazi agevolati o addirittura zero. Brindano, al contrario, i produttori di auto e la meccanica strumentale. Il Brasile è tra i Paesi che ha introdotto il maggior numero di provvedimenti discriminatori nei confronti delle nostre imprese. Meccanica e automotive, delresto, sono due segmenti pesanti, che rappresentano per esempio il 4o% di tuttol’export italiano verso il Brasile. Mentre le esportazioni agroalimentari dell’Europa verso tutto il Mercosur non rappresentano che il 5% del totale dell’export europeo.
Se questi sono i pesi in campo, è facile capire da che parte pende Bruxelles al tavolo negoziale. Ci sono sempre settori che vincono e settori che perdono, quando si firma un accordo di libero scambio. “L’importante – sostiene Alessandro Terzulli, capo economista della Sace – è che l’Unione europea porti avanti una politica commerciale che sia equa e bilanciata nel suo complesso”.Insomma, una volta può favorire un Paese e un settore, una volta un altro, ma l’importante è che nell’insieme ogni Paese e ogni settore possa dire, nel mondo, di averci guadagnato qualcosa. E’ effettivamente così? L’impressione è che, comunque la si guardi, la bilancia penda sempre a sfavore del comparto agroalimentare. Un comparto che proprio ieri ha dimostrato di essere determinante per l’export continentale: secondo i dati resi noti dalla Commissione europea, infatti, il comparto ha venduto all’estero prodotti per 137,9 miliardi di euro, il 5,1% in più rispetto al 2016. Prendiamo allora i principali accordi di libero scambio in corso di negoziazione o in procinto di entrare in vigore in questo 2018 nella Ue. Sono cinque: con il Mercosur, con il Canada (già entrato in vigore in via provvisoria), con il Vietnam (diventerà operativo quest’anno), con il Giappone, e con Singapore (questi ultimi due incorso di ratifica). “Da questi accordi il mondo dei servizi e anche la meccanica hanno sempre da guadagnare”, ammette Terzulli. Ma se apriamo il capitolo agroalimentare, tutto diventa più complesso.
Fonte: Sole 24 Ore