Gli italiani non si fanno scappare l’occasione per acquistare street food: più di uno su due (52%), secondo quanto emerge dall’indagine Coldiretti/Ixe’, consuma cibo da strada e con l’arrivo della bella stagione non mancano occasioni ed eventi per gli appassionati. Un fenomeno storicamente presente in Italia che sta vivendo una nuova stagione di successo anche grazie alle nuove tecnologie, perché concilia la praticità con il costo contenuto. Tra coloro che mangiano cibo di strada ad essere nettamente preferito dal 69% per cento è il cibo della tradizione locale che va dalla piadina agli arrosticini fino agli arancini, mentre il 17% quello internazionale come gli hot dog e solo il 14% i cibi etnici come kebab, falafel.
L’Italia con le sue numerosissime golosità gastronomiche può vantare una tradizione millenaria come dimostrano le diverse specialità locali (arancini siciliani, piadina romagnola, olive ascolane, filetti di baccalà romani, arrosticini abruzzesi, polenta fritta veneta, focacce liguri, porchetta laziale, ecc). Con gli stili di vita salutistici spazio anche all’innovazione nella tradizione con nuove pozioni naturali con la crescente offerta di prodotti salutistici come la frutta presentata in tutte le diverse forme, dai centrifugati ai frullati, dagli smoothies ai pezzettoni.
Una offerta che piace molto anche ai turisti italiani e stranieri alla ricerca delle specialità locali. Non è un caso che più di sei stranieri su dieci fanno shopping di cibo che viene acquistato nel 39% dei casi nei mercati di strada e dagli ambulanti che rappresentano la forma di vendita più genuina per i turisti, secondo le elaborazioni Coldiretti sullo studio “In viaggio attraverso l’Italia” di Confimprese.
Un patrimonio che va adeguatamente tutelato rispettando, soprattutto nei centri storici, l’identità alimentare locale. La crescita del cibo di strada deve essere accompagnata dalla difesa del radicamento territoriale per evitare un impoverimento della varietà dell’offerta, ma anche uno scadimento qualitativo e una omologazione verso il basso che distrugge le distintività.
Fonte: Coldiretti.it