Tim Martin, fondatore di Wetherspoon: «Priorità ai prodotti inglesi. Meglio uscire senza intesa con la Ue»
L’ aveva promesso e l’ha fatto. Via tutti i vini e le birre europee dai suoi pub, 900 locali tra Regno Unito e Repubblica d’Irlanda. La Brexit sembra ancora in alto mare ma lui, sostenitore convinto e della primissima ora dell’addio all’Unione europea, ai suoi clienti sta già dando un assaggio di quel che sarà. E il futuro ha il gusto del luppolo prodotto in Gran Bretagna e dei vini statunitensi, cileni, australiani e made in Britain, ora che le cantine inglesi stanno vivendo un «rinascimento».
Bye-bye a quelli provenienti dall’Unione europea. È una scelta drastica ma non sorprendente quella di Tim Martin, fondatore e presidente di JD Wetherspoon, arcinota catena di pub nata nel ’79 e quotata alla Borsa di Londra, tra le prime 250 dell’indice principale, l’Ftse, con un fatturato di 1,6 miliardi di sterline e 37mila dipendenti. Già lo scorso luglio la decisione di sostituire lo Champagne francese e il Prosecco italiano con le bollicine british, ora l’annuncio di aver rimpiazzato il parco birra e vini dal continente. Unica eccezione la Stella Artois belga.