Startup: parte dall’acceleratore Eni Joule il viaggio di LOGIN nelle aziende «responsabili» e ad alta tecnologia.
Vi siete mai chiesti qual è l’impronta carbonica dello spritz con patatine? Solo di trasporto e logistica quel rito consumato un paio di volte alla settimana nel baretto preferito, in termini di CO2 «costa» a ciascuno degli habitué qualcosa come l’equivalente di un viaggio in treno di 70o km, la tratta Genova Napoli per intenderci. Meglio non saperlo e non rovinarsi l’aperitivo?
Al contrario, sapendo come stanno le cose si può fare molto per ridurre l’abbattimento delle emissioni cosiddette indirette (non solo il trasporto, ma l’energia per alimentare gli uffici, i rifiuti generati nelle attività di magazzino, i materiali pubblicitari), le più difficili da scovare e contrastare. Ed è questa la «mission» di Fourgreen, startup ad alto contenuto tecnologico cresciuta, come le altre realtà hi-tech che vi raccontiamo in queste pagine, all’interno di Joule, la scuola di Eni per le imprese. Un hub di innovazione, e anzi un acceleratore, come spiega il suo direttore Mattia Voltaggio, aperto a settori diversificati e a impatto.
«Nei nostri quasi tre anni di attività abbiamo esaminato un migliaio di progetti imprenditoriali innovativi e sostenibili e supportato un centinaio di startup – dice Voltaggio -. I vari programmi portati avanti da Joule ci consentono di individuare nuovi modelli di business che potrebbero contribuire al raggiungimento dei target Eni di produzione e vendita di prodotti energetici completamente decarbonizzati al 2050. Stiamo collaborando con alcune realtà che potrebbero aiutarci ad abbattere le emissioni indirette prodotte dai nostri fornitori e clienti contribuendo allo sviluppo di filiere a emissioni sempre più ridotte e alla generazione di benefici ambientali e sociali per tutti».
Fabio Iandolo e Umberto Napoli sono i due founder trentenni di Fourgreen – entrambi provengono da aziende del food&beverage – che a un certo punto si sono chiesti se e come fosse possibile rendere sostenibile la filiera Horeca (hotellerie, restaurant &cafè). La prima risposta è stata l’elaborazione di un modello di calcolo della «carbon footprint» certificato e già testato denominato Misurho. Il modello è il frutto di un progetto di ricerca svolto da Fourgreen con Ergo, spie off della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.
«Calcolare le emissioni indirette in Italia è ancora un passo relativamente grande perché solo ora si inizia a comprendere che la sostenibilità è qualcosa che riguarda tutti, in questo caso l’intera filiera. Non è sufficiente che la propria attività, il proprio bar o albergo sia sostenibile, lo deve essere in prospettiva tutto ciò che con quell’esercizio ha a che fare». Una volta misurata l’emissione, Fourgreen fornisce i servizi per l’abbattimento (installazione di pannelli fotovoltaici, efficienza energetica, mobilità verde) e compensa solo le emissioni «hard-to-abate». Assicurano Iandolo e Napoli che è provato «il ritorno per il business, anche in termini di immagine e di fidelizzazione della clientela».
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Fonte: LOGIN – Corriere della Sera