“Se c’è una tipologia di prodotto che coniuga crescita e concentrazione spinta dai mercati di destinazione, questa è lo spumante. Una sorta di anomalia, in quanto è molto più facile allargarsi orizzontalmente piuttosto che continuare a verticalizzare negli stessi punti, a mo’ di trivella che deve perforare sempre più in profondità per trovare petrolio”. Carlo Flamini, direttore dell’Osservatore del Vino Unione Italiani Vini, sintetizza così il momento d’oro degli spumanti che nel 2017 per la prima volta hanno superato in valore i vini bianchi e oggi il prosecco da solo vale un quarto dell’intero fatturato globale dell’export di vino italiano (circa 6 miliardi in totale).
Anche i dati dei primi cinque mesi del 2018 – appena resi noti da Winemonitor Nomisma – confermano il momento buono delle bollicine italiane in controtendenza sul calo (per ora non preoccupante) delle vendite dei vini fermi. Addirittura negli USA a fronte di un meno 0,8% dei vini fermi, gli sparkling italiani hanno venduto un +18%; in Gran Bretagna -5% i fermi, +9% gli spumanti. Grande protagonista nel 2017 era stato il Prosecco DOP che da solo (dati Uiv-Corriere Vinicolo) ha totalizzato il 60% del vino sparkling italiano con 273 milioni di bottiglie esportate. Tutti gli altri spumanti italiani (i principali sono Asti DOP, Oltrepò Pavese DOP, Franciacorta DOP, Trento DOP) vendono fuori confine 213 milioni di bottiglie, molti più del Cava spagnolo (158 milioni) e di Champagne (150 milioni). I francesi però ci schiacciano sul valore: 25,07 euro è il prezzo medio di un loro litro, solo 3,92 quello di un Prosecco DOP.
A fronte degli ottimi consuntivi, cosa attendersi dalla vendemmia 2018? l’agenzia specializzata Winenews ha condotto un’ampia ricognizione “raccogliendo – spiega il direttore Alessandro Regoli – un deciso ottimismo per la qualità e la quantità nei territori più importanti della spumantistica italiana, motore economico del vino del Belpaese. Siamo convinti che la vendemmia sarà decisamente positiva”.
Fonte: Il Messaggero