Spreco alimentare in Italia: 30 milioni di tonnellate, per un valore di 8,4 miliardi di euro. Lo 0,5% del Pil italiano è cibo che buttiamo (7 euro a famiglia a settimana controvalore di quel poco più di mezzo chilogrammo di “umido” in eccesso che si potrebbe evitare con una corretta educazione alla gestione del cibo). Sono dati dell’Osservatorio Waste Watcher di Last Minute Market Swg, che fanno riflettere oggi, in occasione della terza giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, con il lancio della sesta edizione della campagna Zero spreco.Un anno contro lo spreco promossa in collaborazione con il Mipaaf.
Eppure gli italiani dimostrano di essere più consapevoli (+4%) di sprecare troppo, preda delle “offertissime” e della sindrome da frigo vuoto, acquistano sempre più di quello che verosimilmente riusciranno a consumare. Ma dimostrano anche di non saperlo conservare bene. Una alleato potrebbe essere ricercato nel packaging: gli imballaggi degli alimenti, infatti, secondo l’85% degli italiani sono un aiuto per conservare il cibo e circa il 50% dei cittadini inoltre è disposto a spendere un po’ di più, acquistando confezioni più piccole o dai materiali riutilizzabili, per contribuire a ridurre lo spreco.
La diminuzione in peso del -4,7% dello spreco rispetto al 2014 è “una tendenza positiva – sono le conclusioni dell’Osservatorio – ma occorre trasformare maggiormente la percezione in azione”. Certo gli obiettivi che l’Italia e l’Europa si sono prefissati – dimezzamento dello scarti alimentari entro il 2025 – sembrano un percorso ancora in salita, visto che anche nell’Unione finiscono nella spazzatura 90 milioni di tonnellate di cibo cioè, ogni giorno, 720 kcal a persona (pari a sprecare 18 metri cubi di acqua e risorse naturali contenute in 334 mq di terra arabile). Ancora più inquietante il dato mondiale: un terzo della produzione non raggiunge il nostro stomaco, cioè 1,6 miliardi di tonnellate di alimenti.
La stima degli 8,4 miliardi di scarti alimentari domestici rischia di “arrivare fino a 13 miliardi all’anno”, secondo il fondatore di Last Minute Market Andrea Segrè, se l’indagine su vasta scala dei Diari di famiglia (le rilevazioni degli sprechi annotati al grammo da alcune famiglie campione) confermerà che “lo spreco reale è circa il doppio di quello percepito e dichiarato nei sondaggi”, come dimostrato dai primi risultati sul 2015 del progetto pilota. Ecco perché, continua, “educazione alimentare e ambientale vanno di pari passo”, come pure la necessità di “una legislazione che aiuti chi recupera le eccedenze di cibo”.
Fonte: Avvenire