Una proposta concreta dalla Fondazione Qualivita: detassare DOP e IGP
Per promuovere un modello di sviluppo sostenibile legato alla qualità e al territorio, per mantenere il potere di acquisto dei consumi alimentari delle famiglie per sostenere la filiera agro-alimentare italiana Detassare i prodotti certificati, che rappresentano continuità di tradizione e sicurezza alimentare grazie ai numerosi controlli sulla filiera da parte degli organismi certificatori e dei consorzi di tutela, può essere un incentivo per aumentarne i consumi di qualità. Davanti alla sfida posta dall’attuale crisi economica che richiede la capacità di proporre modelli economici alternativi, occorre puntare con rinnovata determinazione, su modelli produttivi che hanno fatto loro la sostenibilità ambientale, la sicurezza dei consumatori, il rispetto delle tradizioni e del territorio. La qualità è la strada più lineare verso la competitività, poiché rende i prodotti riconoscibili e difficilmente sostituibili sul mercato. Ma il suo percorso deve essere incentivato, restituendo priorità nelle scelte di consumo. La simmetria evidente, soprattutto in questi peirodi, fra la diminuzione del potere d’acquisto e l’aumento delle frodi alimentari è un chiaro segnale di quanto sia importante da un lato orientare i consumatori verso la qualità alimentare, dall’altro garantire ai consumatori la possibilità di scegliere la qualità rendendola accessibile e riconoscibile. L’esperienza dei prodotti a denominazione di origine DOP, IGP rappresenta un modello positivo di filiera fondato sulla qualità. E’ un modello che ha comunque bisogno di essere promosso, sostenuto, diffuso e, soprattutto, reso accessibile ad un maggior numero di consumatori. “Siamo convinti –sostiene Mauro Rosati direttore generale della Fondazione Qualivita – che, come è già stato fatto per altri settori, come quello dell’auto, anche il comparto agroalimentare di qualità certificata sia degno di interventi finalizzati. Da qui la nostra proposta di detassare i prodotti DOP e IGP. Si può ipotizzare un impegno che ammonta a circa 600-700 milioni di euro, poiché si tratta di intervenire su un paniere ben definito, assolutamente identificabile e riconoscibile”. “Questo provvedimento – aggiunge Rosati – avrebbe una ricaduta positiva sia sulle imprese che sui consumatori, indirizzando le scelte verso i prodotti di qualità, legati al territorio di produzione e in grado di offrire forti garanzie in termini di sicurezza alimentare, incentivando al tempo stesso la riconoscibilità e la diffusione della conoscenza dei loghi DOP e IGP”. La qualità vista come arma decisiva per uscire dalla crisi e per dare un contributo al sistema Paese su asset fondamentali come alimentazione, territorio e turismo. “Creare nuovi modelli di consumo sulla qualità – conclude Rosati – non significa promuovere una nicchia di prodotto, ma incidere anche su gran parte dei prodotti certificati che troviamo già nella grande distribuzione”.
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