Corriere dell’Alto Adige
Il Consorzio per la tutela dello Speck Alto Adige IGP respinge le critiche nate dopo la protesta di Coldiretti al Brennero contro il falso made in Italy. «Lo speck sudtirolese è una truffa – aveva accusato il parlamentare Florian Kronbichler di Sel-Verdi – i maiali vengono importati dall’estero e solo lavorati e affumicati in Alto Adige». La risposta del Consorzio non si è fatta attendere. Forte di 29 produttori con 1.200 addetti e un giro d’affari di roo milioni di euro, il Consorzio monitora l’intera produzione dì speck. Nel 2012 erano state prodotte 6.193.603 di balle (circa 27.500 tonnellate), di cui il 38% dì Speck Alto Adige IGP (pari a 2.382.792 baffe). Quest’anno la produzione totale è in crescita del 6%, l’Igp rimane uguale e tocca il 36%. «Respingiamo le critiche di falso made in Italy – afferma il direttore Michael Desaler- perché siamo attentissimi sulla nostra filiera produttiva e dì vendita. Insieme ai consorzi della mortadella di Bologna, del salame cacciatore, del cotechino e zampone di Modena, paghiamo un ispettore altamente qualificato che effettua controlli in mille punti vendita in tutta Italia. Negli ultimi tre anni, l’ispettore ha elevato solo tre sanzioni per etichettatura incompleta, ma nulla di più. Lo speck è ancora un prodotto dì nicchia, non ci sono imitazioni come accade per il prosciutto di Parma, il San Daniele, il Gorgonzola, ïl Grana Padano e il Parmigiano, reggiano. A spese nostre, effettuiamo anche controlli a campione in Germania».
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