Durante Italia Next DOP è stato assegnato il “Premio Ricerca IG”, un riconoscimento alla divulgazione scientifica nelle filiere, riservato ai progetti selezionati nello spazio Agorà del Simposio per incentivare un dialogo efficace fra ricerca e aziende DOP IGP.
Premio Ricerca IG per valorizzare la divulgazione e il trasferimento della conoscenza scientifica
Il “Premio Ricerca IG – Italia Next DOP” è un’iniziativa promossa da Fondazione Qualivita, con il patrocinio di Banca Monte dei Paschi di Siena nell’ambito del progetto MPS Agroalimentare, per sensibilizzare gli attori della ricerca applicata alle filiere DOP IGP e incentivare un dialogo efficace con gli stakeholder e le imprese del comparto. Alla prima edizione del premio, che si è svolto lo scorso 22 febbraio in occasione di “Italia Next DOP – 1° Simposio Scientifico Filiere DOP IGP”, hanno partecipato tutti i soggetti che per l’occasione sono stati selezionati nell’Agorà della Ricerca IG, lo spazio di avvicinamento alle progettualità del settore. Si tratta di un riconoscimento riservato a università, enti di ricerca e Consorzi di tutela come impulso per supportare la disseminazione della ricerca scientifica e delle sue applicazioni operative fra le imprese del settore.
L’oggetto di valutazione per l’assegnazione del premio, è stata l’analisi dell’attività di divulgazione e trasferimento realizzata per i singoli progetti e le ricerche presentate nello spazio Agorà, in termini di materiali e azioni messe in campo per divulgare i risultati raggiunti verso il pubblico di riferimento, in particolare le imprese delle filiere produttive. A giudicare gli studi presenti una giuria composta da rappresentanti della Fondazione Qualivita, da referenti dei Centri di MPS Agroalimentare e da giornalisti di settore, che alla fine ha selezionato un progetto fra quelli esposti in occasione del Simposio.
A rispondere pienamente ai parametri di giudizio è stato il progetto internazionale LIFE Green Sheep: per un allevamento ovino sostenibile e a basse emissioni di carbonio. Un’iniziativa di ricerca che ha l’obiettivo di ridurre l’impronta di carbonio della carne e del latte ovino del 12% entro 10 anni, garantendo la sostenibilità degli allevamenti nei cinque Paesi che fanno parte della ricerca: Italia, Francia, Irlanda, Romania e Spagna. Grazie a questo premio, il progetto ha ricevuto un contributo economico per il pagamento di spese relative a future iniziative di disseminazione e divulgazione dei risultati dell’attività di ricerca.
MPS patrocinia il Premio e si pone come punto di riferimento per le aziende agrifood italiane
Da 550 anni Banca Monte dei Paschi di Siena è accanto agli agricoltori e al territorio e accompagna le imprese agroalimentari italiane verso il cambiamento, proponendosi come partner affidabile nel percorso di innovazione e sostenibilità.
Per questo la Banca ha partecipato con convinzione a “Italia Next DOP”, primo simposio scientifico delle filiere DOP e IGP organizzato da Fondazione Qualivita, patrocinando il “Premio Ricerca IG” per promuovere i temi strategici delle Indicazioni Geografiche.
Il riconoscimento, assegnato a LIFE Green Sheep, il progetto del Consorzio per la Tutela della IGP Agnello di Sardegna e di AGRIS Sardegna, è stato consegnato dall’Amministratore Delegato di Banca MPS Luigi Lovaglio che ha voluto ribadire il forte impegno della Banca nella Dop economy, vero motore della crescita e della valorizzazione dei territori e volano per lo sviluppo del settore.
Presenti nella giuria anche 5 referenti MPS che hanno potuto apprezzare i quasi 90 progetti candidati per i loro elementi innovativi e per la loro capacità di elevare la qualità dell’offerta nei territori, contribuendo allo sviluppo del patrimonio agroalimentare italiano.
Banca MPS si propone come punto di riferimento delle imprese agrifood con MPS Agroalimentare: 15 centri specialistici nei territori a maggior vocazione agricola per offrire consulenza specialistica, servizi finanziari strategici su misura e soluzioni mirate utili a intraprendere un percorso di transizione sostenibile, con attenzione al mondo DOP e IGP.
Strumento importante per le imprese di settore sono i “contratti di filiera e di distretto” su cui MPS può essere un punto di riferimento, essendo banca finanziatrice e asseveratrice nell’ambito della convenzione con CDP e Masaf.
(a cura di MPS)
Life Green Sheep: così le emissioni degli allevamenti ovini diventano alleate del clima
Uno studio sugli allevamenti ovini in Europa sta portando alla gestione sostenibile oltre 1.300 aziende zootecniche. Non solo miglioramento ambientale, ma anche genetico e di prodotto finale
Da rischio a opportunità per il miglioramento ambientale e strutturale delle imprese del settore. Lo studio delle emissioni da allevamento potrebbe infatti diventare un vero e proprio strumento non solo per ridurre la carbon foot print, ma addirittura per migliorare i territori in cui si trovano impianti zootecnici. Il perché il come sono al centro dello studio del progetto internazionale Life Green Sheep che ha come obiettivo finale quello di ridurre in dieci anni del 12% a livello europeo l’impronta di carbonio derivante dalla produzione di latte e carne ovina. L’equipe internazionale, dopo una fase preliminare, sta portando i risultati degli studi di impatto sugli allevamenti stessi. Il progetto coinvolge 5 Paesi europei: Francia, Irlanda, Italia, Romania e Spagna, che rappresentano rispettivamente il 47% e il 63% della produzione di carne e latte ovino dell’Unione Europea.
Tutto è partito dalla premessa che i piccoli ruminanti, in particolare gli ovini allevati per la produzione di latte e carne, producono gas a effetto serra (GHG) attraverso i loro processi digestivi fisiologici. Queste emissioni rappresentano il 6,5% delle emissioni di gas serra del settore zootecnico europeo secondo i dati della Fao (anno 2016). L’analisi preliminare del team (composto da 143 ricercatori in tutto) ha messo in evidenza tuttavia che gli allevatori in generale hanno scarsa idea di come si possano limitare le emissioni, anche attraverso piccoli accorgimenti. Non solo. L’allevamento ovino può contribuire anche a regolare il clima tramite l’immagazzinamento del carbonio nei pascoli. Ciò conferisce all’allevamento ovino un ruolo importante nella mitigazione dei cambiamenti climatici e nel mantenimento della redditività delle aziende. Infine, gli studi condotti finora in Europa dimostrano che, essendoci una significativa variabilità delle tecniche di allevamento, il margine di miglioramento e di mitigazione è ampio. Il progetto, partito nel 2020 e che finirà nel 2025, prevede cinque step. La prima azione nello specifico ha riguardato lo sviluppo iniziale. Quindi il raggiungimento di una metodologia comune per il confronto quantitativo degli strumenti: tre casi di studio per sistema di produzione (aziende da latte e da carne) per ogni Paese coinvolto nel progetto. Tra le prime attività anche quella che ha portato alla valutazione delle performances di sostenibilità aziendale attraverso un inventario dei metodi/indicatori esistenti e quindi la scelta di indicatori comuni ai cinque Paesi coinvolti. Una volta individuati questi parametri, il progetto è passato alla seconda azione, ovvero quella di dare una metodologia di ricerca agli enti coinvolti per ogni Paese. Il terzo step ha riguardato la creazione di un osservatorio europeo delle prestazioni ambientali e di sostenibilità e di schede di riferimento per presentare i risultati per tipo di sistema di allevamento (carne o latte) e per ogni singola regione. Questa azione consentirà di raggiungere un obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra del 5% alla fine del progetto (2025) per le aziende zootecniche coinvolte. In tutto sono 1.355 le cosiddette “aziende dimostrative”. Tra queste, siamo al quarto momento del progetto Life Green Sheep, sono state selezionate 282 aziende innovative in Europa per arrivare alla realizzazione di una valutazione dell’impatto ambientale dettagliata con dei risultati che hanno evidenziato il calcolo dei vantaggi ambientali, economici e sociali. L’ultimo step ha previsto l’individuazione di singole strategie che in ogni Paese porteranno, entro 10 ann, all’obiettivo di ridurre del 12% le emissioni degli allevamenti ovini.
Ecco le azioni per ridurre l’impatto degli ovini sull’impronta di carbonio
Le analisi preliminari del progetto Life Sheep Green hanno evidenziato i cosiddetti “drivers” su cui poter intervenire. A partire da quello relativo alla gestione del gregge con la scelta delle razze, la selezione genetica, il tipo di struttura del gregge e la sua gestione della salute e della fertilità. In questo caso la soluzione messa in campo è stata quella di incrementare l’efficienza produttiva attraverso controlli individuali. Anche la parte riproduttiva è stata efficentata attraverso un servizio veterinario preventivo. Alle aziende partecipanti al progetto è stato chiesto l’utilizzo di tecniche di lavorazione del suolo a basso input (con tecniche come il minimum tillage), così come di equipaggiarsi con macchine e attrezzi proporzionati alle reali necessità aziendali. Il potenziamento dell’uso di fonti energetiche rinnovabili è un altro degli ambiti di miglioramento da parte delle singole aziende. Il secondo driver è invece quello relativo all’utilizzo delle deiezioni come fertilizzanti naturali nei pascoli e nei terreni coltivati oltre all’adattamento degli impianti di stoccaggio di queste. L’equipe ha poi analizzato un terzo fattore di miglioramento, quello relativo alla produzione di degli alimenti e del loro utilizzo con una raccolta precoce, l’incremento dei foraggi autoprodotti e nell’uso di concentrati locali. Un maggiore interesse alla coltivazione di pascoli e prati permanenti e all’utilizzo di alimenti provenienti da agricoltura sostenibile. Si è dimostrato che con l’utilizzo di additivi alimentari si ha la riduzione della produzione di gas (matanogenesi), con l’uso di blocchi alimentari si può ovviare l’utilizzo di foraggi scadenti e maggiormente impattanti. Questo aspetto è collegato all’ultimo driver esaminato e messo in sperimentazione, ovvero quello relativo alla manipolazione delle fermentazioni enteriche.
In Italia riflettori sull’Agnello di Sardegna IGP
Ogni Paese coinvolto nel progetto ha un coordinatore di progetto e vari partner. In Italia lo studio è stato effettuato in Sardegna, regione nota per la sua propensione all’allevamento ovino di qualità, e in particolare la società Agris, agenzia regionale per la ricerca in agricoltura, è la capofila del progetto che vede come partner l’Università degli Studi di Sassari e l’Agenzia regionale per lo sviluppo in agricoltura (LAORE). Il partner tecnico è stato invece il Consorzio dell’Agnello di Sardegna IGP che ha messo a disposizione la struttura per coinvolgere numerosi soci e aziende zooteniche. Marco Acciaro, di Agris, è il coordinatore per l’Italia. Acciaro è ricercatore, laureato in Scienze Agrarie e con un dottorato di ricerca sulla gestione dell’alimentazione bovina e la qualità delle carni presso l’Università di Sassari. In Sardegna in particolare sono stati messi in evidenza la valutazione della qualità di carne e latte, lo studio dell’alimentazione e del comportamento dei ruminanti al pascolo attraverso anche l’utilizzo di sistemi GPS per la loro localizzazione e quindi un pascolo più sostenibile.
a cura della redazione
Fonte: Consortium 2023_02